MARIA SILVIA CABRI
Cronaca

C’era una volta... un Festival sull’anima: "Così le fiabe risvegliano gli adulti"

Da oggi e per quattro giorni l’undicesima edizione della fortunata rassegna. L’intervista alla ideatrice Giberti .

C’era una volta... un Festival sull’anima: "Così le fiabe risvegliano gli adulti"

Nicoletta Giberti in una foto di Enrico Maria Bertani

Quattro giorni per sognare come i bambini ma nella piena consapevolezza dell’essere adulti. Da oggi fino a domenica si svolgerà a Modena l’XI edizione del Festival della Fiaba, sempre in programma al Filatoio e nel quartiere adiacente al circolo culturale (Quartiere Tempio), luoghi che sono diventati negli anni la casa di narrazioni, eventi e momenti conviviali. Il tema scelto per quest’anno è l’Anima, bene espressa dalla piuma bianca realizzata dall’artista modenese Daniela Alfarano. E ‘Anima’ è anche il nome dello spettacolo di punta del festival, concepito per un solo spettatore alla volta, ideato da Nicoletta Giberti, direttrice artistica e ideatrice del Festival della Fiaba.

Direttrice, cosa rappresenta il Festival della Fiaba?

"Una ‘missione’: dodici anni fa, quando tutto è nato, abbiamo deciso di dedicare il nostro lavoro e il nostro studio a quello straordinario strumento di risveglio, consapevolezza, che è appunto la fiaba, e di restituirlo agli adulti che, come uditori attivi (e non passivi quali i bambini), attraverso l’ascolto e la narrazione possono riappropriarsi di punti chiave di loro stessi". Com’è nato il tema di quest’edizione, Anima?

"Non è un qualcosa che si sceglie a tavolino: l’ultimo giorno del festival, arriva un’intuizione, e l’anno scorso mi è ‘arrivata’ l’anima. Il tema dell’imminente festivalfilosofia è ‘psiche’: ci avviamo al 2025, anno che dopo i travagli della pandemia e delle guerre, è considerato l’anno della ‘manifestazione’ dopo il dolore. Dunque, l’anima ha ‘chiamato’: come dice James Hillman nel ‘Codice dell’Anima’, ‘non esistono vite mediocri ma chiamate mancate’. E la fiaba è uno degli strumenti per rispondere". Un festival per adulti…

"Esatto: la tipologia dell’uditore è importante. Le fiabe sono per tutti, ma negli adulti attivano un processo di risveglio attivo. La fiaba non è educativa, non deve contenere moralismi, è uno strumento sciamanico di riappropriazione e di incontro dei propri nodi per scioglierli. Nel tempo, le favole sono state edulcorate, si è aggiunto il lieto fine; invece, occorre restituire agli adulti la possibilità di essere liberi".

Su cosa verteranno le conferenze?

"Sono state concepite come un cammino, in ordine cronologico, partendo da ‘Viaggio dell’eroe’, quando l’anima si incarna, per poi passare a una ‘Piccola incursione nell’aldilà, dove si indagherà il passaggio dell’anima nell’aldilà mentre del viaggio dell’anima, ma anche del percorso da ‘prima di nascere fino alla morte’. Non si parlerà solo dell’anima dell’essere umano ma domenica, a chiudere il ciclo delle conferenze sarà quella di Daniele Laurentini dedicata invece all’anima delle piante. Come sempre ci saranno i workshop e i laboratori".

E il suo spettacolo per singoli spettatori?

"Lo rimettiamo in scena dopo la pandemia: è una modalità che consente di usare l’arte come strumento di consapevolezza. Attraverso dodici tappe, e l’incontro di dodici abitanti dello spazio, il singolo affronterà i nodi, le paure, le meraviglie e le varie espressioni dell’anima. Uno spettacolo già sold out per il festival così abbiamo deciso di riproporlo una volta al mese per un anno intero, il sabato e la domenica".