Caso AK 47 Carpi, interviene Poste

Al centro di un’inchiesta il ruolo di diciotto pakistani e di un’impresa fornitrice del Gruppo

Caso AK 47 Carpi, interviene Poste

Al centro di un’inchiesta il ruolo di diciotto pakistani e di un’impresa fornitrice del Gruppo

Ancora al centro dell’attenzione la vicenda legata all’associazione a delinquere ‘AK 47 Carpi’, dedita alla commissione di una pluralità di delitti tra cui anche lo sfruttamento del lavoro, noto come ‘caporalato’. Il racket dei corrieri di Carpi è stato sgominato a fine aprile a seguito di una maxi indagine condotta dalla Digos della questura di Modena, con la collaborazione del Commissariato di Carpi e coordinata dalla procura. Ora sul punto interviene Poste Italiane, con un’interrogazione presentata al Ministro dell’interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell’economia e delle finanze: "Premesso che, secondo quanto emerge da un’inchiesta pubblicata sul sito lavialibera.it, diciotto individui di nazionalità pakistana – coinvolti nel reclutamento di manodopera per la Natana Doc Spa, azienda fornitrice del corriere espresso Sda (Gruppo Poste Italiane) – sono attualmente indagati per estorsione, auto-riciclaggio, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, con misure cautelari richieste a loro carico, Poste Italiane, interpellata da lavialibera, ha confermato che Natana Doc è tra le aziende che lavorano per conto di ‘Sda’, minimizzando tuttavia il contributo di tale azienda, affermando che ‘il valore dei contratti è estremamente esiguo rispetto al volume delle forniture’, e precisando che ‘la documentazione presentata da Natana Doc per concorrere ai servizi di fornitura è risultata regolare’, e che la stessa è stata riammessa nell’albo fornitori del Gruppo nel gennaio 2021, dopo un anno di sospensione". Poste Italiane precisa che "l’iscrizione alla white list non era un requisito per qualificarsi come fornitori nelle categorie ‘di ritiro trasporto e consegna, e servizio smistamento e facchinaggio’ prima del 2024". Nell’interrogazione si chiede "se, alla luce delle gravi irregolarità emerse, non si intenda attivarsi al fine di accertare che Poste Italiane abbia adottato adeguate misure di controllo per prevenire le infiltrazioni mafiose nel proprio sistema di appalti, e adottare misure per scongiurare che possano intercorrere rapporti economici tra le aziende che gestiscono pubblici servizi e fornitori non esenti da infiltrazioni criminali o mafiose, e per i quali non risultino pienamente rispettati i diritti dei lavoratori".

Maria Silvia Cabri