Modena, 6 luglio 2020 - Un pic-nic in perfetto st ile ‘british’, seduti sull’erba sotto i gazebo bianchi, di fronte alla casa museo Luciano Pavarotti. Una giornata informale dove musica, ricordi, emozioni hanno legato in un’armonia perfetta. Ieri si è tenuta la prima domenica di "Buongiorno a casa Pavarotti", gli appuntamenti in musica ideati dalla Fondazione che porta il nome del grande tenore.
A fare gli onori di casa la vedova Nicoletta Mantovani (foto) che alle 10 in punto ha accolto i primi ospiti che attendevano fuori dai cancelli della residenza di Stradello Nava. C’erano coppie di ogni età, famiglie con bambini, appassionati di lirica e storici fan del tenore come un signore con tanto di mascherina autografata. "Io qui sono di casa – dice – ho conosciuto Pavarotti nel 1970 e da allora l’ho sempre seguito".
La mattina è cominciata con i visitatori che hanno preso posto sotto gli ombrelloni, è stato servito lo spuntino e poi via alla musica. Ad inaugurare la rassegna due allievi della Fondazione: il tenore Giuseppe Infantino e il soprano Marily Santoro, accompagnati al pianoforte dal maestro Paolo Andreoli. Applausi e commozione per alcune delle arie più celebri; classici della tradizione come ’O sole mio, Voglio vivere così , Buongiorno a te, poi i brani delle grandi opere, i classici del repertorio del maestro Pavarotti che hanno incantato le platee di tutto il mondo durante la sua lunga carriera."Siamo partiti proprio da un’idea di Luciano – ha spiegato Nicoletta Mantovani – perché lui nel 2001 fece un grande concerto con pic-nic ad Hyde Park a Londra; da lì l’idea di ripetere questa esperienza nel giardino di casa sua, ora casa museo, un modo per accogliere un po’ di persone che abbiano voglia di stare con noi, di ricordare Luciano, di ascoltare i giovani talenti e di fare colazione insieme".
La grandezza senza tempo del ‘maestro’, la famigliarità con i suoi luoghi più intimi, l’esibizione degli allievi della Fondazione; tutto ieri parlava in modo semplice e universale del grande tenore. "Per noi di Modena è una cosa eccezionale – dice Claudia – il maestro manca e in questo modo riviviamo un po’ la sua storia e le cose che lui ci ha lasciato". "Sembra un quadro francese – dicono Valentina e Riccardo – una colazione sull’erba impressionista. Credo che il Covid ci abbia insegnato ad apprezzare le cose belle che abbiamo intorno; questa è la nostra cultura; è un privilegio essere qui, in una situazione così particolare". Incontriamo anche Lorena, arrivata con il figlio Francesco, con il papà Giorgio e la mamma Antonietta; tre generazioni per vivere insieme l’eredità del grande Luciano.
"Al di là del grande talento naturale che era, Pavarotti è un simbolo del nostro territorio e della nostra cultura – dice Lorena - la sua grandezza non ha confini e io voglio trasmettere a mio figlio questa passione". Dopo la musica è arrivato il momento della visita guidata alla casa museo; le stanze, gli spazi dove ha vissuto gli oggetti di cui amava circondarsi, le sue abitudini spaccati di un uomo che è entrato nel cuore della gente scavalc ando lingue e confini geografici proprio per il suo eccezionale talento artistico e umano, una miscela che è alla base del suo successo universale e che la giornata di ieri ancora una volta ha confermato. La prima domenica di un’iniziativa che terminerà il 6 settembre, giorno in cui ricorre l’anniversario della scomparsa del Maestro.