Nel mese di novembre sono state eseguite le prime due sedute (4 i pazienti trattati) di impianto di protesi valvolare aortica trans-catetere all’ospedale di Baggiovara. Si tratta dele prime procedure svolte nell’ambito dello studio supportato dal Ministero della Salute che si propone di valutare se alcuni pazienti ad alto rischio cardiochirurgico possano eseguire tale intervento anche in centri senza cardiochirurgia, con l’obiettivo di rendere più fruibile questa procedura.
Le procedure sono state eseguite con successo nella sala operatoria ibrida di Baggiovara dal team della Cardiologia diretta da Stefano Tondi in collaborazione con l’equipe della Chirurgia Vascolarediretta da Roberto Silingardi e con l’equipe di Anestesia e rianimazione diretta daLesley De Pietri. Con loro il personale infermieristico e tecnici di radiologia del blocco operatorio. "Tale patologia degenerativa – spiega Paolo Magnavacchi, responsabile dell’Emodinamica di Baggiovara – se non trattata adeguatamente al momento della diagnosi e comparsa dei sintomi, causa un rapido deterioramento delle condizioni generali con insorgenza di scompenso cardiaco e infine morte. Il trattamento può avvenire per via chirurgica tradizionale o per via percutanea, tramite l’impianto trans-catetere di valvola aortica. Quest’ultima procedura consente il trattamento della stenosi valvolare aortica mediante un approccio mini-invasivo differente dalla cardiochirurgia tradizionale, utilizzando un catetere introdotto nell’arteria femorale, lungo l’aorta addominale e toracica fino a raggiungere la valvola aortica nativa, ove viene impiantata una nuova valvola. Questa procedura, inizialmente prevista solo per i pazienti giudicati inoperabili dal cardiochirurgo, negli ultimi anni ha raccolto evidenze scientifiche sempre più solide al punto che ad oggi è raccomandata in prima scelta nei pazienti con più di 75 anni".
"La nostra equipe – aggiunge Daniele Iaccarino del team dell’emodinamica di Baggiovara – esegue routinariamente da anni tali procedure presso l’Hesperia Hospital vista l’indicazione fino ad ora ad eseguirle in centri con cardiochirurgia in sede. Lo studio cui il nostro centro ha aderito risulta particolarmente interessante in quanto potrebbe aprire pionieristicamente la strada, come già avvenuto in passato per molte altre procedure di cardiologia interventistica, all’esecuzione routinaria di tali procedure in centri senza cardiochirurgia".