Modena, 12 settembre 2018 - Verosimilmente quel corpo è di una donna giovane (sulla trentina?), di sicuro è stato bruciato. Forse era lì, nascosto nella boscaglia, da almeno una settimana. Quest’ultimo dettaglio (che la logica ci dice essere di particolare importanza) è stato confermato agli inquirenti da chi il percorso natura a ridosso del fiume Panaro lo frequenta quotidianamente, per ragioni lavorative.
AGGIORNAMENTO / Inchiesta per omicidio e distruzione di cadavere
«Da sette giorni circa sentivo un odore anomalo e non riuscivo a darmi una spiegazione», le parole finite nella cartella in pelle dei carabinieri e che danno una primissima area temporale entro la quale presumibilmente muoversi. Qualche ‘fermo immagine’ di una possibile ricostruzione dei fatti comincia insomma a vedersi, nelle complesse indagini affidate al comando provinciale dell’Arma nate a seguito del rinvenimento, avvenuto lunedì sera verso le 19, di un cadavere a San Donnino, non lontano dalla zona dei laghetti dove si pratica tutti i giorni la pesca sportiva, quando si è in pochi per una partita a briscola. A dare l’allarme è stato un ciclista, che stava pedalando lungo quella stretta ‘pista’ di polvere e ghiaia che allontana l’autostrada e avvicina uno scenario apparentemente di verde e tranquillità. Apparentemente, perché la realtà ci racconta anche un panorama opposto, dove al buio scambi di coppia, prostituzione e droga hanno trovato terreno fertile da qualche anno a questa parte. È proprio in questo ambito, da quello spiazzo nascosto in mezzo agli alberi, ribattezzato ‘parcheggio’ e dove testimoni assicurano che ci sono sere in cui arrivano fino a venti auto, che potrebbero essersi sviluppati i finora misteriosi fatti che hanno portato alla macabra scoperta.
La salma è stata bruciata, tant’è che mostrava più le caratteristiche di uno scheletro carbonizzato, piuttosto che di un corpo vero e proprio. Il tutto, e s’intende il rogo e l’occultamento del cadavere, dovrebbe essere avvenuto proprio lì nel percorso natura; diversi gli elementi a sostegno di questa ipotesi, tenuti sotto lucchetto da chi sta conducendo le indagini. Detto ciò, quella giovane donna è stata uccisa? È presto per dirlo con certezza, ma altrettanto evidente che una modalità del genere si porta dietro la volontà di cancellare qualcosa, di rimuovere ogni collegamento proprio con un possibile delitto, oppure con ambiti che di legale hanno comunque davvero poco. Mentre il fascicolo affidato al sostituto procuratore Caludia Natalini, all’interno del quale l’ipotesi di un omicidio è tutt’altro che esclusa, va via via definendosi, è dalla medicina legale che dovrebbero arrivare le risposte più importanti, in sede di accertamenti autoptici. Se sarà possibile (non è appunto un fatto da dare per scontato) quel cadavere potrebbe chiarire le cause della morte della giovane donna, così come rivelare dettagli fondamentali per dare un’identità alla salma bruciata. Identità attorno alla quale i carabinieri stanno lavorando da lunedì sera e che magari potrebbe svelarsi già prima dell’esito del lavoro dell’equipe del professor Enrico Silingardi al Policlinico.