
L’assessore Zanca sui rilievi della magistratura contabile pubblicati ieri "Chiederemo un parere, abbiamo il dovere di tutelare l’ente e la città" .
"Stiamo esaminando la possibilità di andare alla Corte dei conti per chiedere un parere su come muoverci: è nostro dovere tutelare il Comune e la città di Modena da qui ai prossimi anni". L’assessore ai Rapporti con le Partecipate Paolo Zanca commenta la prescrizione della magistratura contabile su Seta riportata ieri: il trasporto pubblico e quindi Seta, è l’alert in estrema sintesi, dovrebbe essere controllato dai soci pubblici, Comuni e Province, che tra l’altro dispongono della maggioranza delle azioni. E invece chi esercita la piena governance non è il Comune di Modena, ma il socio di minoranza pubblico Tper. Una lettera che risale al 2021, ma che è ritornata nell’agenda degli addetti ai lavori dopo le dimissioni del presidente Alberto Cirelli. In pratica la magistratura contabile aveva invitato il Comune di Modena, sulla base del Testo unico sulle società partecipate, "ad assumere le necessarie iniziative presso gli altro soci pubblici al fine di pervenire ad un assetto coerente con la natura pubblica degli enti locali e della società partecipanti".
Zanca spiega che il Comune ogni anno emette una delibera per verificare lo stato delle partecipate: prima di farlo l’amministrazione ha dunque intenzione di chiedere alla Corte dei conti come comportarsi: "In questi casi è importante prevenire ogni contestazione per evitare in futuro pesanti ricadute economiche sulle casse pubbliche e quindi sui cittadini".
Resta agli atti solamente che il sindaco di allora Gian Carlo Muzzarelli gira con urgenza il 6 novembre 2021 a tutti i Comuni e i soci pubblici chiedendo "il vostro orientamento in merito alla disponibilità a valutare di intraprendere un percorso condiviso orientato a formalizzare l’esistenza del controllo congiunto sulla società". Muzzarelli scrive anche ai soci pubblici indiretti di Seta, ovvero la Regione, il Comune e la città metropolitana di Bologna, detentori delle quote di maggioranza di Tper. Questo perché Seta, ieri come oggi, era governata proprio da Tper, il socio di minoranza che col 47,3% delle azioni ha il pieno controllo finanziario e gestionale della nostra società del trasporto pubblico. Dalla Regione e dal Comune di Bologna arrivano a Modena, a stretto giro, due risposte analoghe: "Tper emettendo strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati di fatto resta tra le società a partecipazione pubblica, ma esce dal controllo pubblico".
I Comuni e le Province dunque pur avendo il 51 per cento non esercitano alcun potere di gestione, cioè la possibilità di prendere le decisioni aziendali che ovviamente possono avere ricadute dirette sul servizio agli utenti. Servizio in questi mesi al centro delle polemiche, da quando, con l’inizio dell’anno scolastico diverse famiglie hanno protestato per le corse saltate, le attese infinite sotto la pensilina. Lo stesso personale attraverso i sindacati lamenta turni massacranti e mancanze di risorse per l’armonizzazione dei contratti. E riecheggiano le parole dell’(ex) presidente Alberto Cirelli sull’impossibilità di incidere in alcun modo sulla gestione del servizio. Il nodo non è solo di carattere burocratico nel momento in cui – a proposito della futura società unica regionale di cui si parla in vista della gara per l’affidamento del servizio nel 2026 – sarà importante capire se i Comuni entreranno a pieno titolo nella sala di comando per assumere le decisioni più importanti, per esempio sul costo del biglietto, la frequenza degli orari e la distribuzione delle corse, i servizi connessi alla rete di trasporti.