Sono stati sentiti docenti, compagni di scuola, amici. E’ stata condotta un’indagine approfondita e accurata da parte della Polizia locale di Mirandola, su delega della Procura dei minori di Bologna per far luce sulle presunte persecuzioni subite da una studentessa di soli 15 anni da parte delle compagne di scuola, tutte coetanee. Indagine partita a seguito della denuncia presentata dai genitori della minore, di origine marocchina che sarebbe stata minacciata, insultata, bullizzata e picchiata dalle tre odierne indagate a fronte della decisione di non indossare più il velo.
Non si esclude certo che possano esserci altri elementi che hanno provocato i dissapori tra le adolescenti. Nella denuncia, però, la 15enne, supportata dai genitori ha spiegato di aver subito a partire da maggio insulti (del tenore di: ’non hai il coraggio di affrontarci da sola’, ’ti prendiamo’, ’poco di buono’ etc), minacce e persecuzioni anche sui social network dopo che la stessa aveva annunciato alle amiche di non voler più indossare il velo. Insulti ed espressioni d’odio sfociate in un’aggressione fisica avvenuta lo scorso 16 settembre davanti alla scuola superiore della Bassa frequentata dalla minore e dalle indagate. Le indagini sono ancora in corso da parte della Procura minorile. "La mia assistita è dispiaciuta per la situazione e soprattutto è pronta comunque a riparare al danno che si è venuto a creare" spiega l’avvocato Vincenzo Patera, che rappresenta una delle tre ragazzine indagate. Si attendono le determinazioni della Procura dei minori che, sicuramente, adotterà dei provvedimenti. Penso che le indagate non si siano rese conto del ‘peso’ che hanno dato a quel fatto, ovvero alla decisione dell’amica di togliere il velo.
Credo infatti che la matrice sia proprio quella. La mia assistita ha comunque reso dichiarazioni in sede di interrogatorio, rispondendo a tutte le domande".
Diverse le reazioni che si sono ‘sollevate’ alla notizia dell’accaduto. Ad esprimere solidarietà e sostegno alla ragazza aggredita dalle coetanee Laura Boldrini deputata PD e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo: "Portare o non portare l’hijab o qualsiasi altra variante del velo deve essere una scelta personale libera e insindacabile. La violenza, il bullismo, la derisione non sono mai accettabili men che meno tra giovanissime e per questo condanno fermamente quanto accaduto. La convivenza tra culture e idee diverse passa da una seria e profonda educazione al rispetto delle scelte altrui, della loro libertà e della loro autodeterminazione". Ad intervenire anche Susanna Campione, senatrice di Fratelli d’Italia e componente della Commissione bicamerale contro la violenza sulle donne. "La ragazza di Teheran più emancipata delle giovani islamiche di Modena. La quindicenne bullizzata e perseguitata dalle tre compagne di classe islamiche perché rea di non indossare il velo, solleva interrogativi allarmanti sul futuro del nostro Paese e impone alla politica una riflessione profonda su quale Italia ci attende alla luce delle crescenti ondate migratorie. Desta ancora più impressione che il trattamento rivolto alla ragazza modenese sia simile a quello subito da una giovane iraniana". Ad intervenire sul caso anche la senatrice modenese Enza Rando, responsabile della legalità nella segreteria nazionale del Pd. "Esprimo la mia vicinanza alla ragazza e anche alla sua famiglia, di origini marocchine, che aveva sostenuto la sua decisione, dimostrando grande apertura: non possiamo tollerare episodi di violenza discriminatoria, a maggior ragione se perpetrati da minorenni". "La fede religiosa è un fatto personale e non può essere contestata. Ma che tre ragazzine prendano di mira una quindicenne, colpevole di non voler più indossare il velo, passando dal bullismo all’aggressione fisica è un fatto di gravità estrema" commenta il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti.