Pavullo (Modena), 13 gennaio 2023 – Ha violentato la moglie per vent’anni e ha costretto l’intera famiglia a vivere in un costante clima di terrore. La moglie e le due figlie potevano parlare solo se lo decideva lui e mai in italiano e non potevano vedere nessuno. Se uscivano, era lui a decidere cosa dovevano indossare e ovviamente era vietato loro allontanarsi da casa senza il velo sul capo.
E’ stato condannato ieri a dieci anni di carcere un padre padrone residente a Pavullo. La sentenza è stata pronunciata ieri dal giudice dottoressa Clò nell’ambito del processo con rito abbreviato; la pubblica accusa aveva chiesto per lo straniero quattro anni di carcere. L’uomo si trova da un mese ai domiciliari, controllato con braccialetto elettronico, dopo essere stato arrestato proprio per i terribili maltrattamenti, violenze e angherie a cui sottoponeva le vittime.
Il 60enne marocchino è finito a processo per violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni personali: secondo le indagini dei carabinieri lo straniero imponeva alla moglie e alle figlie minori un regime familiare autoritario, rigido e intimidatorio. Costringeva infatti le tre vittime ad una continua soggezione ai suoi voleri, imponendo di non uscire di casa senza il suo permesso ed esigendo che si vestissero in un certo modo, indossando il velo, picchiandole se non obbedivano.
Il padre padrone vietava loro di parlare in italiano e alla figlia maggiore era vietato praticare sport o scegliere la scuola superiore. Inoltre – secondo quanto emerso dalle indagini – l’imputato le aggrediva verbalmente ogni giorno, con offese di ogni genere e minacciandole di morte. Più volte le tre vittime sono state percosse brutalmente con calci e pugni, tirate di capelli, con lancio di oggetti anche più volte la settimana.
Il sei gennaio dello scorso anno il marocchino era arrivato a scaraventare a terra nella doccia una delle figlie, che aveva riportato fratture alle costole. L’uomo è accusato inoltre di aver costretto la moglie a reiterate violenze sessuali. Mamma e figlie sono difese dagli avvocati Roberto Ghini e Davide Ascari e si erano rivolte ai legali mentre il 60enne era in Marocco. Una volta rientrato, l’imputato finì in manette. "Sono soddisfatto dell’esito, oggettivamente è una sentenza pesante – sottolinea Ghini –. Credo che il giudice abbia compreso la drammatica gravità di certi comportamenti che non possono essere accettati: le vittime hanno subito anni di vere e proprie torture". "Sono contento del risultato – dice l’avvocato Ascari – ho cercato in tutti i modi di evitare un altro caso Saman".