Un’altra tegola sta per abbattersi sulle aziende del settore biomedicale che risulta essere uno dei più colpiti – se non il più colpito - dai prelievi forzosi richiesti dal Governo per alimentare il Servizio Sanitario Nazionale sul quale si continua a non investire. Tra le aziende del tanto celebrato Distretto di Mirandola, il terzo al mondo per capacità produttiva, innovazione e importanza (4.500 addetti e oltre 1 miliardo di fatturato), è ormai allarme. Il rischio è che là dove non è riuscito il terremoto, ovvero spingere verso la delocalizzazione delle aziende, possa riuscirvi il combinato disposto del payback, un provvedimento non ancora ritirato, e del nuovo Contributo al Fondo per il governo dei dispositivi medici. "Il payback – denuncia Antonio Petralia, amministratore delegato di Eurosets – è arrivato sulle teste degli imprenditori circa due anni fa col Governo Draghi. Tutti abbiamo fatto ricorso al Tar. C’è stata una prima sentenza un po’ equivoca, non chiara, e adesso stiamo aspettando (penso arriverà a gennaio 2025) la sentenza finale, ma aleggia una grossa incertezza, perché potrebbe anche essere che tutto venga rimandato all’Europa. Purtroppo, durante l’anno è arrivata un’altra gabella che è quella del Fondo per il governo dei dispositivi medici. Questo decreto è stato emanato a gennaio e sospettiamo per compensare eventuali mancati introiti dal payback. Sta di fatto che noi aziende del biomedicale entro dicembre dovremo pagare lo 0,75% del fatturato che facciamo ogni anno verso il Servizio Sanitario Nazionale. E non ne capiamo il motivo".
Le imprese del settore dei dispositivi medici, infatti, sono ora tenute ad effettuare annualmente il versamento dello 0,75 % del fatturato annuo derivante dalla vendita al SSN dei dispositivi medici, delle grandi apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici in vitro, che dovrà essere effettuato dal 1° novembre al 31 dicembre a partire dall’anno in corso. Di fronte a questa prospettiva si è diffuso un senso di frustrazione tra le imprese. "Anche in questo caso – continua Petralia - come aziende biomedicali abbiamo fatto ricorso al Tar e il 2 dicembre dovrebbe esserci una prima risposta. Però è grande l’incertezza nella quale come biomedicale viviamo". Il settore in questo anno di sostanziale stagnazione produttiva o recessione per molti comparti è l’unico a segnare una crescita a due cifre, ma la sua tenuta è minacciata. "Associato al payback, questo ulteriore balzello – è convinto Stefano Rimondi di Aferetica, ex presidente Confindustria Dispositivi medici - darà un formidabile contributo a far fallire molte PMI. Quelle che riusciranno a resistere con le unghie e coi denti, dovranno spostare su queste tasse le risorse destinate alla ricerca e sviluppo, con tagli di organico e abbandono di ogni ipotesi di sviluppo e internazionalizzazione. Ma i più danneggiati saranno come sempre i pazienti, che vedranno aggiungersi alle carenze di organici clinici e infermieristici del SSN, anche le carenze e le obsolescenze, con esiti disastrosi dei livelli qualitativi delle cure".
Alberto Greco