Modena, 3 marzo 2023 – ‘Stato di agitazione’. A proclamarlo ufficialmente, a seguito dell’ultimo episodio di una serie di aggressioni ormai intollerabilmente lunga all’istituto Corni di Modena, sono i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Snals/Confsal, Gilda/Unams.
Lo stato di agitazione riguarda il personale delle scuole Iti e Ipsia Corni ed è stato annunciato con una lettera indirizzata alla Prefettura e a tutti gli organi preposti. "Dal confronto con le Rsu e i lavoratori si valuteranno tutte le iniziative più idonee di supporto ed eventuale la mobilitazione".
I sindacati fanno sapere come, subito dopo l’invio della proclamazione dello stato di agitazione è arrivata, ieri, la convocazione di un tavolo per il 13 marzo in Provincia con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici delle due scuole, la dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale e il presidente della Provincia. "Lo stato d’agitazione è il primo passo verso lo sciopero che ci serve per dire che c’è tensione da parte dei lavoratori: ciò che sta accadendo è legato ad questioni organizzative e gestionali che abbiamo segnalato oltre un anno fa. Tutti i sindacati avevano segnalato criticità e problemi ma non vi è stato alcun tipo di intervento e oggi tutto si presenta in modo esponenziale: servono interventi urgenti".
Così Claudio Riso, segretario del sindacato Flc-Cgil Modena. "Oggi ho parlato con i collaboratori scolastici: non c’è personale, la situazione è drammatica. Ci sono aree delle scuole sguarnite, prive di vigilanza proprio a causa di una grave carenza di organico. Non si possono lasciare così, soprattutto a fronte di situazioni di questo tipo. Gli ingressi vanno monitorati: in nessuna scuola entri e vai dove vuoi – tuona Riso. Poi c’è il problema del cortile comune: i ragazzi accedono negli ambienti delle due scuole senza controllo: servono varchi, meccanismi volti a far si che acceda alla scuola solo personale e studenti di quella scuola. Chiediamo interventi sul personale e logistico – strutturali’. Riso fa presente come la scuola sia un colabrodo: "Non c’è personale in grado di garantire la sorveglianza".
Per quanto riguarda le aggressioni, violente, Riso fa presente come il problema si riscontri prevalentemente negli istituti professionali. "Il professionale è più predisposto a preparare al lavoro che agli studi universitari e – negli ultimi anni – anche per colpa di una riforma del 2017 gli istituti sono diventati un porto di mare per i docenti. Gli insegnanti hanno nei professionali lavori molto burocratizzati: questo comporta che tanti docenti si spostino. In questo modo i ragazzi perdono punti di riferimento. Poi c’è un tema che riguarda le famiglie di provenienza – conclude Riso – in tutte le scuole segnalano difficoltà ad approcciarsi con i ragazzi".