Domenico Berardi, per ora, lo si vede in tribuna. Durante le partite osserva, commenta con chi gli sta accanto ma rimane comunque piuttosto ai margini anche perché al Mapei non è che ci sia la fila, di questi tempi. Intanto è ancora qui, si vede, si allena naturalmente con un programma personalizzato e ogni giorno che passa è un giorno in meno in vista del suo rientro. Certo, in altre condizioni, se non ci fosse stato l’infortunio del Bentegodi sei mesi fa, forse tante cose sarebbero differenti: probabilmente sarebbe andato all’Europeo, magari oggi si troverebbe agli ordini di Spalletti, sarebbe tesserato per un altro club e forse – forse – il Sassuolo non sarebbe in B, dato il suo peso specifico in neroverde. Troppi condizionali, troppe sliding doors: la realtà è però Berardi ancora neroverde, a mercato chiuso, e se quello che accadrà a gennaio non si può sapere ma lo si può supporre, è comunque abbastanza chiaro ormai che il numero 10, quando rientrerà in campo, lo farà da giocatore del Sassuolo. Quando? Ottobre potrebbe essere il mese designato, ma non è escluso che già a fine settembre possa tornare ad allenarsi con il gruppo. Non si potrà pretendere la Luna, sia chiaro: la rottura del tendine d’Achille della gamba destra, dopo l’operazione e la riabilitazione, necessiterà comunque di una certa attenzione durante le prime partite a livello di contrasti, di carichi e di sollecitazioni, nonché di un tono muscolare che si acquisisce solo giocando. Eppure, pur con tutti questi distinguo, ogni sprazzo di Berardi in B sarà oro, perché parliamo – è sempre bene ricordarlo al cospetto dei critici – di un ragazzo che è stato campione d’Europa e che è stato capace, in diverse occasioni, di fare la differenza anche in A.
Tornerà, Berardi, per riprendere il filo dalla B di dodici anni fa, l’anno della sua esplosione, giovanissimo, e ai giovani del Sassuolo di oggi avrà più di qualche consiglio da dare, lui che negli anni è diventato altro da ciò che era allora, e che lo ha fatto anche attraverso scelte piuttosto eterodosse – e avendone di fatto pure subite alcune non sue – che, in fondo, ne hanno caratterizzato una carriera molto particolare in un calcio come questo. Tornerà e, almeno per un po’ sarà un’arma in più, a 30 anni, in un torneo nel quale è fuori categoria, ed è forse anche coerente con la sua parabola che ci sia anche questa parte, nella sua carriera, una carriera che – anche se nessuno ci avrebbe scommesso anche solo dieci anni fa – ha avuto sinora, da professionista, una sola maglia. La storia, insomma, non si chiuderà a 370 presenze, 142 gol e 94 assist, nella recita numerica dei siti statistici specializzati, ma potrà sommare qualche cifra ancora. Poi si vedrà. Intanto, in questa sosta per le nazionali col Sassuolo in B e Berardi ai margini, ma ancora in neroverde, si può cominciare a pensare al domani. Mare diverso, ma stessa spiaggia. Almeno per un po’.