"Basquiat, 40 anni fa la mostra incompresa"

Era il 1981 quando Emilio Mazzoli ospitò le opere del giovane artista in via Nazario Sauro. L’unico che non le bocciò fu Franco Vaccari

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di Stefano Luppi

E’ il tardo pomeriggio di sabato 23 maggio 1981, giusto quarant’anni fa. In via Nazario Sauro, nella galleria d’arte più importante della città, quella del giovane Emilio Mazzoli già scopritore della Transavanguardia con Achille Bonito Oliva, c’è fermento: apre una nuova mostra, tra lo scetticismo pressoché totale. L’artista è giovanissimo e di colore - come qualcuno non esita a far notare - ma soprattutto in Italia è un perfetto sconosciuto, si fa chiamare "Samo", è un graffitista e negli Usa inizia ad essere molto noto pure appena ventenne.

Samo era Jean-Michel Basquiat (New York, 22 dicembre 1960 – New York, 12 agosto 1988), maestro morto giovanissimo entrato così nel mito e oggi uno dei pittori più quotati e riconoscibili del mondo. Poche settimane fa una sua opera, "In this Case", appartenuta al co-fondatore della maison "Valentino Garavani" Giancarlo Giammetti è stata venduta a 93 milioni di euro.

Torniamo a quella vecchia mostra, la cui inaugurazione è testimoniata da un biglietto di invito scritto a mano che un collezionista modenese ancora conserva e ha prestato alla giornalista Anna Ferri per il recente volume "Basquiat. Viaggio in Italia di un formidabile genio" (Aliberti Editore). Il libro racconta la vicenda. Quaranta anni fa, appunto, Mazzoli ci vide lunghissimo ed organizzò a Modena la prima mostra in Europa di questo genio dell’arte. Il gallerista, nel suo storico ufficio sul retro del suo spazio artistico rievoca per il Carlino quella lontana esposizione che non piacque praticamente a nessuno. Anzi, a dire il vero, neppure al giovane Basquiat piacque molto Modena visto che nei suoi diari scrisse: "Il club più frequentato si chiama Snoopy (in piazza Cittadella, ndr) e questa è la loro idea di posto alla moda, non so se mi spiego". Ricorda oggi Mazzoli: "Andai in America pochi mesi prima e in una mostra al PS1 di New York vidi le opere di Samo-Basquait che aveva portato il critico Cortez: mi piacque e gli comprai subito 15 tele e 20 grafiche per Modena, perché io sono il primo a investire sui miei artisti. Durante quella mostra vendetti tutto e l’anno seguente, con Samo che nel frattempo divenne il notissimo Basquait, ne volevo fare un’altra, ma una gallerista si mise di mezzo, litigammo e le lasciai tutto anche se poi nel 1982 la Civica fece ‘ItaliaAmerica’ con sue opere. Per me Basquiat era come un figlio e mi spiacque che, a causa della droga, proprio come accadde con Tano Festa e Mario Schifano, venne abbandonato da tutti. Mi dispiace anche perché voleva dipingere un palazzo a Modena, ma il Comune ce lo impedì". Quel giorno in galleria c’era anche Fausto Ferri, ex memoria storica e allestitore della Galleria Civica che aveva all’epoca 27 anni: "Mia moglie Rossana era giovanissima e lavorava per Mazzoli e Basquait una sera venne a cena da noi. Ma ricordo bene che un giorno andammo al cinema Cavour a vedere un vecchio film, Freaks, molto divertente: Jean-Michel a un certo punto si mise a sghignazzare in sala e tutti prendemmo a ridere. Era simpatico. Ricordo soprattutto che mio cognato Andrea Sghedoni, fratello di Rossana, all’epoca aveva 7-8 anni e con il pittore giocava da Mazzoli. Il bimbo disegnò anche delle piccole automobili su disegni e dipinti di Basquait: li ho riconosciuti su alcune opere poi vendute. Un disegno con questa macchinina di recente è stato venduto per 400mila euro. Peccato all’epoca non avere preso dei quadri, ma eravamo giovani e pensavamo al divertimento. Mia moglie, peraltro, gli fece anche da modella in un altro dipinto realizzato per Mazzoli nel capannone del restauratore Barbieri, artista che guardava male le sue opere. L’unico che non le bocciò, tra gli artisti, fu Franco Vaccari".

Vaccari, modenese, 85 anni, è uno dei principali artisti italiani del secondo dopoguerra e ricorda benissimo quella mostra storica: "Guardai - spiega - quelle opere con una certa attenzione, a me la sua pittura interessava poiché nel mio ’Le tracce’ del 1963 ritrassi i muri con le loro scritte, le immagini dei graffiti. Capii che nella pittura di quel giovane americano c’era molta energia pronta a scoppiare". Mazzoli continua da quasi mezzo secolo con le mostre in via Nazario Sauro (nei primi anni in piazza Roma): appena chiusa quella dell’americano Walter Robinson, dal 19 giugno sarà la volta di un autore modenese noto in tutto il mondo per avere portato il colore nella fotografia. Franco Fontana.