La prima inchiesta risale al 2021: è della procura di Napoli. Lei, 62 anni, impiegata pubblica, nel decreto di perquisizione personale e informatica veniva descritta come una persona piuttosto ‘attiva’ sulle chat telegram. Lo scambio con quello che è stato ritenuto ai vertici del gruppo a vocazione nazista, suprematista bianco, antisemita e negazionista della Shoah, il bolognese Andrea Ziosi, erano frequenti. Non solo: "Ho una pistola", aveva dichiarato in chat tanto che era scattato il sequestro dell’arma che, però, si era rivelata un giocattolo. "Io neppure le conosco quelle persone: Ziosi mi ha inserito in chat e me ne sono andata. Non ho tempo per queste cose: a me interessava studiare la storia e confrontarmi con gruppi di persone appassionate quanto me della seconda guerra mondiale".
A parlare, a difendersi dalle accuse è la 62enne residente a Modena che a lungo ha militato in formazioni politiche di estrema destra, come il Fronte Nazionale e che è indagata nell’inchiesta della Digos di Napoli che ha portato a sgominare una rete di neonazisti. Nella sua abitazione la Digos di Modena ha sequestrato dispositivi elettronici. Ma, secondo la 62enne, le accuse nei suoi confronti sono infondate: "Sono a Modena da 14 anni – racconta. Ho altro da fare e non ho tempo di pensare a queste cose. Mi piace la storia; è un reato? Mi hanno sequestrato il libro sulla vita di Mussolini e pure il Mein Kampf che non avevo neppure letto. Sono appassionata di storia della Prima e Seconda guerra mondiale, come lo era mio padre, tutto qua".
La donna si sofferma poi sul possesso dell’arma: "Avevo in casa un’arma giocattolo, pistola a salve Bruni, modello 96, una replica di una pistola vera. Perché? Vivo da sola, mi sentivo più sicura. Ho fatto attività politica nel 2015 con il Movimento sociale italiano ma poi tutto è decaduto. Si parlava soltanto, erano salotti culturali". Per quanto riguarda il rapporto con Ziosi precisa: "Mi ha inserito lui nel canale Telegram, non sapevo neppure cosa fosse e lo ha fatto a mia insaputa – precisa. Ci siamo conosciuti per telefono; si scambiavano idee sulla storia, essendo anche lui un appassionato. Gli hanno sequestrato una libreria intera, quella per la quale io lo avevo contattato. Mi sono accorta che parlavano di cose ‘strane’ che a me non interessavano e sono uscita dalla chat: non ho più l’età per certe cose". La 62enne descrive il gruppo come: "Fanatici che parlano a vanvera. Capaci di organizzare attentati? Quelli che ho conosciuto – commenta – se gli soffi in faccia si spaventano. Parliamo di esaltati che scrivevano cose che non stavano né in cielo né in terra. Il mio unico interesse? La conoscenza del passato per arricchire la mia cultura. La mia grande passione sono l’arte e l’artigianato a cui mi dedico quotidianamente".
La donna parla poi del suo passato. "Quando facevo parte dell’Msi ci trovavamo a Genova ma eravamo si e no una decina. Andavamo a cena e parlavamo tutta sera: erano semplici salotti culturali. Chi sono gli indagati? Leoni da tastiera logorroici". Ad intervenire è anche l’avvocato della donna, Francesco Carrozzo: "Non c’è neppure il reato tentato nei confronti della mia assistita. Non c’è la minima prova che potesse farne parte di quel gruppo: punteremo a stralciare la sua posizione. Cercherò di farla interrogare subito affinché la sua posizione venga stralciata; non vi è un rituale di appartenenza al gruppo".
Valentina Reggiani