EUGENIO TANGERINI
Cronaca

Ballestrazzi e il ritorno in aula: "Suggello l’impegno di una vita, ma quante cose sono cambiate"

Il consigliere entrò la prima volta il 4 ottobre del 1976. "Una grande emozione "

Ballestrazzi e il ritorno in aula: "Suggello l’impegno di una vita, ma quante cose sono cambiate"

Ballestrazzi e il ritorno in aula: "Suggello l’impegno di una vita, ma quante cose sono cambiate"

Modena, 3 luglio 2024 – A volte ritornano. O forse non sono mai andati via. Correva l’anno 1976 quando il giovane repubblicano Paolo Ballestrazzi mise piede per la prima volta, il 4 ottobre, in Consiglio comunale. A Modena era sindaco Germano Bulgarelli, in Italia la politica cambiava pelle: Andreotti alla guida di un governo della "non sfiducia", il comunista Ingrao presidente della Camera. In cima alla hit parade "Ancora tu" di Battisti, sale gremite per "Novecento" di Bertolucci. Davvero un’altra epoca, ma con ricorsi storici: l’inflazione al 15 per cento.

Oggi Balestrazzi ha 75 anni e torna in piazza Grande. Ne era fuori dal 2009, dopo essere stato più volte consigliere e assessore dal ’90 al ’94. Non ha mai smesso con la politica, è nella direzione regionale Pri. E fa sempre il dentista, ma ha ridotto l’attività.

Consigliere, cosa prova in questo nuovo debutto?

"Una grande emozione, è il suggello all’impegno di una vita".

In realtà l’altro giorno sembrava a suo agio, passeggiando con la pipa spenta in bocca.

"Per dirla all’inglese, sono unconventional. Detesto stare seduto, a teatro preferisco il palco alla platea".

Come è andata la prima rappresentazione in municipio?

"Troppo formale. Tra i nuovi consiglieri ci sono molti giovani, pensavo che fossero più dinamici ma li vedo ingessati nel ruolo. Non è un bene, a quell’età bisogna essere rivoluzionari. Ricordo le liti in Consiglio con il socialista Cornia: ci rincorrevamo con le bottiglie di vetro in mano".

Oggi la politica è in crisi.

"Tramontate le ideologie, sono finiti prima gli ideali e poi le idee. Rimane un gioco tattico, senza visione. Allora era diverso: quando a 27 anni tornai da Roma, dove ero stato segretario dei giovani repubblicani, mi opposi alla prima delibera vista in Consiglio. Un mutuo di un miliardo di lire, a carico del Comune, per la mensa dei dipendenti al Policlinico. Sull’Unità scrissero che affamavo i lavoratori, ma ero solo consapevole che sfasciando la finanza pubblica si sfasciavano le istituzioni".

Sembra di ascoltare La Malfa: voce nel deserto.

"Noi repubblicani siamo destinati a una battaglia di minoranza. Tutti si proclamano liberali, ma solo a parole. Vincono lobby e poteri forti".

Ora lei fa parte della maggioranza.

"Sì, ma come coscienza critica del Pd. Dopo i nefasti governi pentastellati serve un cambiamento nella continuità. Pri, Azione e socialisti liberali hanno un ruolo utile".

Insomma, si prepara a rompere le scatole a sindaco e giunta. A proposito, come giudica il discorso di insediamento?

"Un rito consunto, diceva Leonardo Sciascia. Ma ho colto tre aspetti importanti. In primo luogo la scelta del prefetto Camporota come assessore alla sicurezza, che però testimonia la debolezza della politica. Poi l’idea di riprendere il confronto nelle istituzioni, luogo dove si fa sintesi e non campo di battaglia. Infine lo sforzo per ricreare quel clima di coesione che è stato la forza della società modenese nel dopoguerra".

Coscienza critica e atteggiamento costruttivo.

"Voteremo il bilancio, ci riserviamo libertà di analisi su tutti gli altri temi".

E di Mezzetti cosa pensa?

"Mi dicono che essendo romano sia poco allenato a sudare".

Giudizio un po’ provinciale…

"In realtà viene da un amico piemontese. Battute a parte, vedo un Mezzetti molto motivato. Questa città gli ha consentito di fare esperienze importanti. È un intellettuale che conosce la realtà, ha esperienza politica e amministrativa. Un uomo estraneo alle logiche di corrente può fare solo bene al Pd democristianizzato da Renzi. Serve un sindaco dal pensiero forte, capace di contrapporsi ai poteri forti".

Ma questa coalizione non è troppo a sinistra per i suoi gusti?

"La Malfa ci insegnava che destra e sinistra sono solo categorie di spazio, i repubblicani e i liberali devono essere più avanti".

Rivitalizzare il Consiglio sarà un’impresa ardua.

"Mio padre, dirigente della Popolare, mi chiamava il maestro delle cose inutili. ‘Progetto interessante – diceva – ma chi paga?’. Ecco, la difficoltà di amministrare è una bella sfida. Nel ‘94 uscii dalla giunta e il sindaco Beccaria mi propose la vice presidenza di Autobrennero. Rifiutai, meglio la politica".

Più di un sindaco l’ha anche pregata, inutilmente, di non fumare in aula.

"Altri tempi, oggi mi trattengo. Da medico so che il fumo fa male. Ma sono arrivato a questa età piuttosto lucido. Toglietemi tutto, diceva Oscar Wilde, tranne il superfluo".