STEFANO MARCHETTI
Cronaca

Avvolti dalla magia del canto a tenore sardo

Domani al Comunale ’L’altro suono’ porta sul palco il complesso vocale Cuncordu e Tenore de Orosei e un rito antico come l’isola

Avvolti dalla magia del canto a tenore sardo

Avvolti dalla magia del canto a tenore sardo

di Stefano Marchetti

Già dal 2005 la lista del Patrimonio immateriale dell’Unesco include anche il canto a tenore sardo, una forma di canto polifonico (eseguito da quattro voci maschili) che affonda le sue radici in mille e ancora mille anni di un’antichissima cultura pastorale. Evocativo ed emozionante nel suo timbro profondo e gutturale, il canto a tenore racchiude la storia della Sardegna, le sue tradizioni, la sua civiltà. "Sulle ali della preghiera" – filo conduttore di questa edizione – il festival "L’Altro Suono" del teatro Comunale Pavarotti Freni ci invita a scoprire questa affascinante espressione canora nel concerto in programma domani sera alle 20.30, con il complesso vocale Cuncordu e Tenore de Orosei, composto da Massimo Roych, Mario Siotti, Gian Luca Frau e Piero Pala: eseguono un repertorio peculiare di Orosei (Nuoro), fedeli a un’eredità musicale ricevuta e tramandata dai cantori anziani. Il concerto ben si inscrive nella Settimana Santa: il gruppo infatti eseguirà i Gotzos (dal catalano ‘goigs’ e dal castigliano ‘gosos’), ovvero i canti della Passione di Cristo, nelle due particolari modalità a tenore e a cuncordu (da ‘cum cordis’, ovvero accordati, uniti, intonati).

"Ascoltare il canto a tenore significa partecipare ad un rito – è stato scritto –. Il suono diventa simbolo, figurazione, immagine festosa: potrete scorgervi la gioia del canto popolare, la solennità del canto religioso o la dolce malinconia del giovane innamorato, insomma il racconto di un popolo, quasi la storia di un’isola intera". Anche se non se ne conosce l’origine, molti etnomusicologi ritengono che nel canto a tenore ogni voce imiti il verso di un animale: e così "sa contra" ricorda il verso della pecora, "su bassu" quello del bue, "sa mesuvoche" il fischio del vento. Più elaborato e più colto, il canto a cuncordu è un’evoluzione nata durante la colonizzazione spagnola in Sardegna, con le confraternite di Santa Croce, del Rosario e delle Anime, tutte fiorite nel ‘600 e ancora attive a Orosei: i ‘gozoz’ sono testi di poeti colti, spesso sacerdoti, e raccontano delle virtù dei santi, dei momenti drammatici della Passione di Gesù, delle sofferenze della Madonna ai piedi della Croce. "A Orosei il canto a cuncordu è di tema sacro, quello a tenore invece è di tema profano, ma in altri paesi le due tipologie si possono sovrapporre", spiegano i componenti dell’ensemble, un’eccellenza fra i gruppi vocali sardi. I Cuncordu e Tenore de Orosei negli anni si sono aperti all’incontro con altre espressioni musicali, collaborando per esempio con Paolo Fresu o Daniele Di Bonaventura, e anche con il violoncellista e compositore olandese Ernst Reijseger, con cui hanno inciso colonne sonore dei film di Werner Herzog.