Modena, 26 aprile 2025 – "Avevamo proposto alcune attività di ‘sollievo’ per Alessandro l’allungamento per esempio dell’orario al centro diurno, la possibilità di trascorrere qualche giorno in una struttura residenziale. Ma la famiglia tendeva a posticipare. Aveva acconsentito a un inserimento temporaneo ‘di sollievo’ rimandandolo a dopo l’estate. Impossibile giudicare un gesto del genere, ma credo ci fosse molta riservatezza e dignità in Gian Carlo Salsi". L’assessora Francesca Maletti ha verificato dopo la tragedia se ci fosse qualche ‘buco’ nella rete dei Servizi sociali.

Assessora, se tutto funzionava cosa ha determinato secondo lei il corto circuito nell’83enne?
"Ce lo stiamo chiedendo, siamo sgomenti. Ma è stato proprio l’educatore del centro diurno che ospitava Stefano ad aver chiamato prima il padre e poi lo zio per accertarsi per quale motivo giovedì non fosse arrivato. È la conferma che il ragazzo era regolarmente assistito, aveva una frequenza del 100 per cento. Anche la madre Claudia, che prima si occupava molto del figlio, dopo l’insorgere di una patologia era seguita in una struttura diurna. In giro si dice che Gian Carlo non stava bene, difficile capire cosa sia scattato a livello psicologico".
Forse il timore in caso di malattia di non poter più prestare aiuto alla sua famiglia.
"Non stiamo parlando di una famiglia isolata. Vicino a casa loro viveva uno dei fratelli, la piccola comunità era vicino alla famiglia, era stata anche organizzata la gara ciclistica intitolata a Stefano. Era una famiglia inserita perfettamente nel contesto e seguita dai Servizi".
Occorreva magari una figura fissa in casa che potesse aiutare il padre nel corso della giornata. Forse è anche una questione economica?
"Non ci risultano problemi economici. Era una famiglia molto riservata. Assumere una persona in casa vuol dire sconvolgere le dinamiche familiari, evidentemente Salsi non se la sentiva".
Come funziona il ‘Dopo di noi’?
"In città abbiamo l’Asp Charitas che può ospitare fino a 82 persone e la Lega del Filo d’oro, oltre ad esperienze innovative come quella de Il Tortellante che cominciano ad avere dei posti disponibili. Per esserci però il ‘Dopo di Noi’ deve essere prima anche la fase del ‘Durante Noi’ in cui l’ospite deve abituarsi a vivere fuori di casa. E deve fare un percorso anche la famiglia".
Era stata proposta?
"A più riprese avevamo proposto a Gian Carlo una soluzione almeno temporanea, ma lui non l’aveva ancora accettata. Aveva acconsentito di farlo dopo l’estate, Stefano era in lista".
Hanno costi alti le strutture?
"Non hanno costi alti e la retta è calcolata in base al reddito Isee solo della persona disabile e non del nucleo familiare".
C’è un modo per intercettare l’eventuale sopraggiungere di un disagio psicologico nei caregiver quando non è prevista l’assistenza domiciliare?
"I centri che ospitavano il figlio Stefano e la moglie Claudia hanno personale formato e capace di individuare segnali di fragilità nei familiari: dal modo di vestire al linguaggio".