A 94 anni, di cui gran parte trascorsi al Lago Santo, Emilio Ballestri non si arrende nel richiedere aiuto a popolazione e turisti perché si avvii un condiviso percorso di riapertura dello storico rifugio Marchetti sulle sponde del lago. Sono infatti ben otto anni che si trascina il contenzioso legale tra i proprietari del terreno (Asbuc – Usi Civici di Barga) e i proprietari della struttura (la famiglia Ballestri). Emilio, padre di Geo Giorgio che sino al 2015 ha gestito lo storico rifugio che aveva operato dal 1936, ora chiede aiuto a cittadini e turisti per "smuovere le coscienze e consentire la riapertura della struttura, facendo anche notare il disinteresse modenese all’esercitare i diritti degli Usi Civici – spiega –. Sono ormai otto anni che la struttura è chiusa per una vertenza legale, che chi l’ha avviata (con l‘intento di acquisire l’immobile) non ha preventivato nella sua complessità e quindi non ha accantonato e non ha le ingenti somme necessarie a risarcirci delle spese sostenute nel corso dei tanti anni di nostra gestione. Una vittoria di Pirro che ha prodotto soltanto la riduzione del rifugio Marchetti e della parete centrale del Lago Santo in uno stato di desolante abbandono e trascuratezza". "Una vertenza – prosegue Ballestri- che se non interessa agli Amministratori locali ma provoca un grave danno al turismo di un’area di grande pregio naturalistico, ambientale e turistico quale quella del Lago Santo modenese. Il rifugio Marchetti ha sempre rappresentato, anche con numerose iniziative culturali, un importante richiamo e valorizzazione dell’area. Area che ora presenta un edificio chiuso, fatiscente ed in forte continuo degrado".
Ma non è finita qui. "Cittadini e turisti – si appella Ballestri – fate sentire la vostra voce e scuotete le coscienze degli Amministratori dei due versanti appenninici affinché si restituisca al territorio un bene di grande valore. Collettività pievarola che dovrebbe sentirsi ancor più coinvolta giacché buona parte dei terreni dell’area sono gravati da antico uso civico. Un uso per il quale non è mai stato costituito, come nel caso di Barga e anche di altri territori della montagna modenese, alcun Ente di gestione la cui mancanza sottrae preziose risorse alla collettività pievarola che si vede quotidianamente defraudata dalle risorse che derivano dallo sfruttamento dei boschi e dei prodotti del sottobosco. La mancanza di un Ente di gestione, inoltre, non ha fatto venire meno il diritto di uso civico sui terreni pertanto tutte le vendite effettuate nel corso degli anni risultano ope legis nulle di diritto".
g. p.