Solo qualche giorno fa, nella sala ibrida dell’Ospedale di Baggiovara e per la prima volta nella Comunità Europea, è stato effettuato il primo trattamento completamente endovascolare di aneurisma nell’arco aortico, attraverso un’endoprotesi mai usata in Italia. Si tratta di una protesi prodotta su misura a Shangai, già utilizzata in Cina e in Svizzera e ora impiantata anche in Italia. L’operazione, effettuata senza particolari criticità su un paziente ottantenne, ha aperto la strada a una nuova tecnologia che in breve tempo prenderà piede e diventerà una procedura standard in tutto il resto del mondo.
"Sono molto felice di poter condividere la riuscita di un intervento di questo genere – commenta Claudio Vagnini, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria – raro e difficile, su una parte delicatissima del corpo come l’arco aortico, grazie al lavoro e alla collaborazione di diversi equipe, tra cui l’anestesiologia e la cardiologia. L’intervento è stato fatto con strumenti nuovi e avanzati anche grazie alla sala ibrida, uno spazio idoneo e favorevole allo svolgimento di operazioni di grande complessità. È importante quindi che anche la cittadinanza sappia che nei nostri ospedali ci sono punti di riferimento di pregio, oltre a percorsi di equità e cure disponibili per chiunque ne abbia bisogno, indipendentemente dalla condizione e dall’età".
L’intervento, infatti, è stato portato a termine grazie al lavoro del reparto di Chirurgia Vascolare, diretto da Roberto Silingardi e con l’aiuto di Stefano Gennai, Giuseppe Saitta, Giulia Trevisi Borsari, Francesco Andreoli e Luigi Alberto Maria Bartolotti, ma anche all’equipe di Cardiologia Interventistica con Paolo Magnavacchi, Anestesia e Rianimazione con Lina Pietropaoli, oltre che del personale infermieristico e dei tecnici di radiologia del blocco operatorio.
"Ci siamo recati in Cina – ha affermato Roberto Silingardi – abbiamo valutato insieme la casistica e l’esperienza sul campo e siamo riusciti a portare questa tecnologia nella Comunità Europea per la prima volta; si tratta di un intervento che, in buona parte, sostituisce le procedure solitamente affidate ai cardiochirurghi, quindi più complesse. Quando il paziente è troppo a rischio per essere operato con la cardiochirurgia, pratiche cardiovascolari come questa riducono il recupero post-operatorio e la riabilitazione".