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Fernando Siena, segreteria Cgil
"Il 2024 si è chiuso con il boom della cassa integrazione. Modena passa da 6.533.323 ore del 2023 di Cigo (Cassa integrazione guadagni) a 11.142.352 ore di Cigo, +58,6% rispetto all’anno precedente con un totale tra Cigo e Cigs di 13.153.810 ore di cassa. Un dato che colpisce i nostri distretti industriali, l’indotto e tutta la catena del valore". E’ la Cgil a rendere noti i numeri aggiungendo che "se a questo dato sommiamo le ore di Fsba (l’ammortizzatore sociale delle aziende artigiane), i tanti troppi precari tra contratti a termine, i somministrati, gli staff leasing, i lavoratori in appalto (che nei momenti di crisi sono i primi a pagare con il non rinnovo dei contratti di lavoro e la rimessa a disposizione alle Agenzie di lavoro e l’internalizzazione dei lavori), il dato nella nostra provincia è ancora più esplosivo e preoccupante".
Un aumento "importante" ma "non inatteso", sottolinea sempre la Cgil che da tempo denuncia, specie negli ultimi mesi, "l’aumento della richiesta di ammortizzatori sociali da parte delle imprese, soprattutto nei settori automotive, meccanica, ceramico e tessile. I dati ci dicono che in questo contesto con l’Fsba ormai agli sgoccioli, rischiamo la perdita di tante professionalità e di un importante filiera per i nostri distretti industriali".
Ma anche le piccole e le medie imprese non se la passano bene in questo contesto, con un’economia italiana che arranca e un contesto internazionale non positivo, a partire dalla crisi della manifattura tedesca a cui i nostri settori della metalmeccanica sono molto legati.
"Nel 2023 la nostra indagine sui bilanci delle imprese ci indica che le esportazioni cubavano oltre il 50% del valore della produzione delle 150 aziende modenesi prese a campione – dice ancora la Cgil – Serve al più presto avere delle risposte su politiche industriali. Il leitmotiv ’lasciamo fare a chi vuol fare’ della presidente del Consiglio Giorgia Meloni non risponde agli interessi del Paese e della nostra provincia. Servono ammortizzatori in deroga per i settori più colpiti iniziando dall’artigianato, perdere la catena del valore dei nostri distretti significa mettere a rischio i distretti stessi. La capacità della nostra provincia di stare sul mercato è sempre stata un punto di forza, ma con una elevata incertezza, la stagnazione della domanda interna e dell’Eurozona, i rischi sono forti. Per ripartire – conclude Cgil – bisogna non perdere neanche un minuto, la sfida che ci attende non è da poco, servono investimenti giusti su transizione ecologica e rivoluzione tecnologia, e tutelare i posti di lavoro con un nuovo patto per il lavoro e il clima".