di Maria Silvia Cabri
"Credo che ci siano molte persone che dovrebbero chiedere scusa a mia figlia Alice". Patrizia Montorsi, madre di Alice Neri, la giovane donna 32enne uccisa a Fossa di Concordia il 18 novembre scorso, parla con il cuore in mano e piange.
Soffre ma con dignità, quella stessa che rivendica per sua figlia, da subito attaccata sui social e non solo, e troppo frettolosamente etichettata e giudicata.
Patrizia perché afferma che molte persone dovrebbe chiedere scusa ad Alice?
"Perché hanno infangato la sua immagine di donna, di madre, di moglie, senza neanche conoscerla, ma solo per il gusto di farlo. Si è diffuso un ‘odio’ sui social, sul web e altri canali senza ragione. Perché tanta cattiveria contro mia figlia?".
Anche persone vicine ad Alice?
"Non sta a me dirlo".
Cosa intende?
"Prendo atto con infinito dolore di come il marito di Alice e la sua difesa stiano agendo nello stesso modo e con le stesse intenzioni del principale indiziato, Mohammed Gaaloul (attualmente recluso al carcere di Sant’Anna di Modena con l’accusa di omicidio, ndr) e della sua difesa".
Mi scusi, può essere ancora più chiara?
"Cosa si può pensare nel vedere un marito che, con il suo modo di agire, sia dentro le aule con i suoi avvocati e consulenti, sia con le dichiarazioni che ha rilasciato, prende posizioni a favore di chi è accusato di aver ucciso sua moglie? Non sta a me rispondere, penso parlino la logica e le tante parole spese in questo momento da mio genero Nicholas e dai suoi difensori. Lo sa ad esempio, che lui ha tolto tutte le fotografie di Alice dalla loro casa in cui vive ancora la bambina? Io sono seriamente preoccupata per la mia nipotina e di come potrà ricordare la sua mamma e di cosa potrà pensare delle posizioni che suo padre sta prendendo".
Paiono emersi nuovi spunti di indagine sulla morte di Alice e reperti (una scheda elettronica che potrebbe essere quella del cellulare). Cosa ne pensa?
"Io so quello che leggo dai giornali e continuo a soffrire. Potrebbe essere stata uccisa con una coltellata al cuore talmente forte che le ha spaccato le costole. So solo che è morta ed è stata bruciata. Mia figlia è ancora su un tavolo di marmo, non ho neppure potuto salutarla. Chi l’ha uccisa deve pagare, anche perché altrimenti lo farà ancora. Questo è un femminicidio. Le hanno tolto anche la dignità. Ho visto gli atti che mi ha consegnato il mio avvocato e la verità è una sola: durante l’ultima ispezione sulla macchina non è stato trovato alcun telefono. Anche di questa ‘informazione’ qualcuno dovrebbe domandare scusa. Alice non è una reclam di un detersivo per una trasmissione televisiva, Alice merita verità e non ipotesi da gialli televisivi". Cosa vuole dire ancora?
"Da subito Alice è stata giudicata non per la persona che è stata in 32 anni di vita ma per quelle 7 ore passate in un bar. Si sono preoccupati più di fare un ritratto di lei che della sua morte. Addirittura la difesa di Nicholas ha chiesto se sui capelli di Alice ci fossero le tracce di ben 13 sostanze stupefacenti, così lasciando credere che fosse una drogata. Ovviamente gli esiti sono stati negativi, nonostante lo sforzo di mio genero di portare lui stesso in tribunale i capelli di mia figlia. Chiedo a qualsiasi persona di buon cuore: che cosa deve pensare una madre? Io da donna semplice ho visto che prima un giudice, poi in tribunale di Bologna, poi la Cassazione di Roma hanno deciso che ci sono gravi indizi a carico di Gaaloul. Fino a che punto io e il fratello di Alice dovremo sopportare ancora tutto questo? Io e mio figlio Matteo, invece, abbiamo piena fiducia nei carabinieri e nella procura che hanno inseguito per tutta Europa chi ha massacrato mia figlia. E ancora mi chiedete cosa dovrei pensare? Chiedo ad ogni persona con il cuore di mettersi nei miei panni e di trarre le dovute conclusioni".