Modena, 26 giugno 2024 – Porte chiuse ieri mattina per una nuova udienza del processo, davanti alla Corte D’Assise, contro Mohamed Gaaloul, il tunisino unico imputato per l’efferato delitto della giovane mamma di Ravarino Alice Neri.
La difesa dell’imputato, ovvero l’avvocato Roberto Ghini nel corso della precedente udienza, durante il controesame al test – il carabiniere D’Agostino – aveva rappresentato alla corte come vi fosse un’auto sospetta – che si aggirava nella zona del delitto – su cui non era stata svolta alcuna indagine.
I militari, prima di tornare ieri in tribunale hanno quindi ricostruito i movimenti della vettura indicata dalla difesa e pare essere emerso come il conducente della stessa fosse già stato sentito come persona informata sui fatti. L’uomo in questione – e ieri test in aula – aveva allora dichiarato di essere rientrato a casa in un orario diverso rispetto a quello ‘documentato’ dagli occhi elettronici e ieri lo stesso ha giustificato il suo ‘girovagare’ in prima mattinata spiegando di essere diretto in un determinato luogo. Il testimone in questione, al pari del secondo sentito ieri era presente la notte del delitto allo Smart Cafè di Concordia.
"Se è vero - come pare – che il teste fosse in giro per quei luoghi ma per questioni personali, è anche vero che di questa discrepanza avrebbero dovuto accorgersene: una persona (presente quella sera allo Smart) che ha dichiarato di essere rientrato a casa alle 3 e 30 di notte sia in realtà in giro tra le 4 e le 7 in prossimità dei luoghi ove è stata rinvenuto il cadavere della signora Alice Neri avrebbe dovuto creare quanto meno attenzione. Le indagini su questa persona – afferma Ghini – sono state fatte, per stessa ammissione dei carabinieri, in questi giorni". L’avvocato Ghini, in aula e a sorpresa ha mostrato ieri anche le immagini di una seconda autovettura che alle 06.20 circolava nelle vicinanze dell’area in cui la giovane mamma è stata ammazzata. Ad avviso della difesa la vettura in questione risulta incredibilmente simile a quella di Alice Neri. Diversa l’opinione degli inquirenti che hanno ribadito di ritenerla di tipologia differente.
Contraddizioni sono invece emerse nel racconto del secondo test che ha ‘ritrattato’ circa il bacio che avrebbe visto tra la vittima e l’imputato, sconfessando la versione fornita inizialmente. Ad intervenire sono anche i legali della famiglia della vittima, gli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini: "Il test che si trovava al bar e che secondo la difesa poteva essere coinvolto nell’omicidio è stato dimostrato che è andato da un’altra parte, a San Benedetto Po per ragioni diverse da quelle che potevano riguardare la vittima. È stato chiarito che aveva un alibi: si trovava altrove nei momenti topici e per altre finalità".
Il carabiniere D’Agostino, ieri, ha confermato la ricostruzione fornita dal testimone attraverso intercettazioni e celle telefoniche. "Siamo soddisfatti. È stata eliminata un’altra ipotesi alternativa della difesa visto che il soggetto che era stato indicato nella precedente udienza come possibile individuo coinvolto con Alice, si trovava fuori provincia e per finalità che nulla avevano a che vedere con la vittima". La prossima udienza è il 10 luglio.