Modena, 8 dicembre 2022 - Immagini di videosorveglianza, celle telefoniche, auto sospette, centinaia di chat sotto la lente. Conoscenze recenti che si incrociano, parole non dette, omertà tra i ‘quasi amici’ e una grande sofferenza, alimentata da una attesa snervante. Chi ha ucciso Alice Neri? Quale assassino ha potuto togliere la vita e cancellare il sorriso ad una mamma di 32 anni riuscendo a cancellare in pochissimo tempo quasi ogni traccia del barbaro gesto? Potrebbero essere arrivati ad una svolta gli inquirenti nel caso della giovane modenese il cui cadavere è stato trovato carbonizzato nel baule della sua stessa auto a Fossa di Concordia, nel modenese.
Aggiornamento Alice Neri carbonizzata, il marito: "Finalmente la svolta nelle indagini"
Gli inquirenti, così come la procura modenese sono ‘blindati’ da giorni dietro al più totale silenzio ma trapela la possibilità che il cerchio si stringa attorno ad un terzo uomo. Ad oggi, però, risultano soltanto due gli indagati per l’omicidio della mamma di Rami di Ravarino: il marito Nicholas Negrini e il collega di lavoro della vittima: l’ultimo – presumibilmente – a vederla in vita quel giovedì notte in cui Alice non è mai tornata a casa.
Domani il marito della vittima sarà interrogato in procura a Modena, davanti ai pm Claudia Natalini e Giuseppe Amara, titolari del fascicolo. Nicholas Negrini, attraverso il proprio legale, l’avvocato Luca Lugari aveva chiesto di essere interrogato per poter fornire la propria versione dei fatti e, possibilmente, aggiungere ulteriori elementi utili alle indagini.
L’intenzione dell’uomo è quella di ripercorrere davanti agli inquirenti ogni istante di quelle 24 ore di ‘buio’.
Dagli ultimi contatti con Alice al ‘vuoto’ totale, venerdì 18 novembre. Sono appunto le 21 di venerdì quando il corpo della giovane mamma viene trovato completamente carbonizzato nel baule della sua auto nelle campagne di Fossa di Concordia. A chiamare i pompieri è un passante che nota ancora fumo attorno alla vettura, divorata dalle fiamme evidentemente qualche ora prima, forse tre al massimo. Poco dopo la macabra scoperta: il corpo di Alice Neri – sono in corso le indagini del Dna per confermarne l’identità – o quel che resta chiuso nel baule. Scattano le indagini da parte dei carabinieri. Ma i punti fermi, nella vicenda, sono davvero pochi.
Alice viveva da anni in quella villetta a Rami insieme al marito e alla figlioletta di quattro anni. A giugno aveva iniziato a lavorare in un’azienda di Cavezzo e qualcuno dice che, in quei mesi, fosse cambiata: era più solare e aveva anche deciso di rivoluzionare il look, tingendosi i capelli. Giovedì 17 novembre avrebbe dovuto terminare il turno alle 16.30: un minuto prima aveva scherzato via sms col marito. Alle 17.54, non vedendola arrivare Nicholas le aveva scritto ‘Dove sei’ e Alice gli aveva risposto di essere in arrivo, ma aveva varcato la porta di casa solo alle 18.30, sostenendo di aver fatto tardi al lavoro.
Poco dopo, senza cambiarsi era uscita, annunciando che aveva un appuntamento con un’amica per un aperitivo. Alle 19.40 la vittima era entrata allo Smart Cafè di Concordia ed era stata raggiunta da Marco, il collega sardo col quale si era intrattenuta bevendo fino alle 2.30 del mattino. Le telecamere del piazzale avevano ripreso l’auto del giovane mentre svoltava a destra proprio a quell’ora mentre la Ford di Alice era stata immortalata dall’occhio elettronico dieci minuti dopo, mentre svoltava a sinistra.
Alle 6.10 il marito, rendendosi conto che la moglie non era rientrata, le aveva inviato un messaggio, rimasto senza ‘spunta’. A quel punto l’aveva chiamata almeno dieci volte – spiegherà ai carabinieri - ma dopo pochi squilli scattava la segreteria, segno che qualcuno interrompeva la chiamata. Negrini aveva così chiamato sul luogo di lavoro e Matteo, il fratello della vittima chiedendo se qualcuno avesse sentito Alice.
Alle 13 l’uomo si era messo in contatto con l’amica della moglie, con la quale Alice avrebbe dovuto incontrarsi la sera prima e alle 16, attraverso il pc nell’abitazione di amici era riuscito a geolocalizzare la moglie: il cellulare della 32enne indicava come ultima posizione quella dello Smart Cafè ma alle 3.40 del mattino. Eppure Alice – in base ai filmati – si era allontanata da quel punto almeno 50 minuti prima.
Pare che la vettura di Alice fosse passata sotto i varchi di Concordia anche il giorno della terribile scoperta: quella in cui il suo corpo è stato trovato carbonizzato. Ma sarebbe stata notata anche un’altra vettura nella zona del delitto e in orari sospetti: un mezzo che apparterrebbe ad un secondo collega della vittima.
Vite, orari e strade che si sono intrecciate in una manciata di ore ma, ad oggi, ancora l’assassino di Alice non ha un nome. Intanto ad un mese dal brutale femminicidio, il 18 dicembre le associazioni contro la violenza alle donne hanno organizzato una fiaccolata in memoria della vittima.