VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Alice Neri, scontro sul terzo uomo: "La notte dell’omicidio era a casa. Lo dimostrano le intercettazioni"

Gli inquirenti, che hanno esaminato aanche gli spostamenti, escludono un suo coinvolgimento . Ma la difesa di Mohamed Gaaloul insorge: "E’ stato trattato in modo diverso rispetto agli altri"

Alice Neri, scontro sul terzo uomo: "La notte dell’omicidio era a casa. Lo dimostrano le intercettazioni"

I rilievi della Scientifica

Modena, 7 novembre 2024 – Le intercettazioni hanno indicato come il cosiddetto terzo uomo si trovasse a casa la notte dell’omicidio. Inoltre non avrebbe avuto il tempo di compiere il delitto per poi tornare a casa e, poco dopo, timbrare il cartellino al lavoro. Una volta uscito dalla propria abitazione è vero però che si fermò tre volte prima di arrivare alla Wam e non si esclude che stesse attendendo il ‘passaggio di Alice’, visto che le mattine del 15 e del 16 novembre si erano incontrati. E’ stato ripercorso il tragitto del cosiddetto terzo uomo, ieri, in aula nell’ambito del processo davanti alla Corte D’Assise contro il tunisino Mohamed Gaaloul per l’omicidio della giovane mamma di Ravarino Alice Neri. Parliamo del collega della donna con il quale la vittima aveva avuto una relazione. Secondo gli accertamenti dei carabinieri, però, a fronte degli elementi emersi è possibile escludere la sua presenza sul luogo del delitto la notte tra il 17 e il 18 novembre di due anni fa. Nel corso dell’udienza è emerso poi come il terzo uomo avesse parlato di macchie di sangue della vittima sulla sua auto. A domanda della difesa, però, i militari hanno ribadito di non aver voluto procedere ad alcun accertamento non ritenendolo necessario. "Dall’inizio del procedimento non ho mai puntato il dito contro il terzo uomo. Quello che non accetto è la differenza con la quale questa persona è stata trattata rispetto alle altre persone coinvolte – afferma il legale dell’imputato, l’avvocato Roberto Ghini – E’ emerso come la vittima, dopo aver fatto salire il mio assistito in auto, alle 3.41 di quella notte abbia disattivato attraverso una procedura complessa la condivisione della posizione su Google. Per fare questa procedura, occorre innanzitutto sapere che il telefonino ha attivato questa funzione. Secondariamente occorre conoscere la password del telefonino e dell’account di Google per poi svolgere una serie di passaggi che richiedono conoscenze specifiche. E’ impensabile, come invece pare voler sostenere la pubblica accusa, che ciò lo abbia fatto il mio assistito. "Crediamo di avere compiuto passi importanti verso l’accertamento della verità: i dati tecnici hanno ribadito e confermato la totale estraneità del cosiddetto terzo uomo rispetto all’omicidio – affermano gli avvocati della famiglia della vittima, i legali Marco Pellegrini e Cosimo Zaccaria. Al contrario, l’analisi dei dati sul cloud di Alice ha chiarito come in quei tragici momenti, mentre lei guidava con a fianco l’imputato, sia stato disattivato il posizionamento del suo cellulare. L’analisi dello smartphone di Gaaloul ha poi offerto numerosi elementi utili a delineare una sua allarmante personalità". Nel corso dell’udienza, infatti, è andato in scena uno scontro tra difesa e pubblica accusa circa la produzione in aula del contenuto del telefonino dell’imputato relativamente a video e immagini erotiche. Il presidente della Corte ha imposto la prosecuzione del processo a porte chiuse.