Concordia (Modena), 16 aprile 2023 – Sono passati cinque mesi ormai da quando il corpo carbonizzato della giovane mamma di Ravarino, Alice Neri è stato trovato nel baule della sua auto, a Fossa di Concordia.
Centocinquanta giorni da un efferato delitto che ancora oggi è caratterizzato da punti oscuri e continui colpi di scena. Come ormai noto, gli indagati per il delitto sono tre: il marito, Nicholas Negrini che oggi più che mai si batte per la ricerca della verità; Marco Cuccui, il collega di Alice che trascorse la serata, fino alle 3.30 del mattino insieme alla vittima allo Smart Cafè di Concordia e che ha scelto, per ora, la strada del silenzio; Mohamed Gaaloul, il tunisino 29enne principale sospettato del delitto, chiuso in carcere dal giorno dell’arresto, eseguito su mandato di cattura internazionale.
Ma c’è un’altra figura che non può non essere citata: quella del ’terzo uomo’, il collega dell’azienda Wam con cui Alice aveva un rapporto intimo e dal quale, aveva rivelato alle amiche, aveva cercato di allontanarsi, ritenendolo ossessivo. L’uomo non è mai stato iscritto nella lista degli indagati: eppure consegnò nel magazzino dell’azienda, cinque giorni dopo il delitto, le sue tute da lavoro sporche di erba e terriccio.
Gli indumenti erano stati subito sequestrati dai carabinieri ma – da quanto trapela – sono stati poi dissequestrati e restituiti all’azienda, finendo per essere distrutti. A cinque mesi, quindi, ci si chiederà a quale punto siano arrivate le indagini.
Al momento sono in corso una lunga serie di perizie e importanti accertamenti medico legali, dopo la nomina di numerosi maxi periti. Secondo la procura tutti gli indizi portano a Gaaloul, ma non è così per la difesa del tunisino e neppure per i consulenti tecnici nominati da Nicholas Negrini che non negano un potenziale coinvolgimento del giovane nell’omicidio ma chiedono che le indagini vengano effettuate a 360 gradi, senza nulla escludere.
Di fatto in mano agli inquirenti ci sono le immagini di videosorveglianza: quelle che immortalano l’auto di Alice, la notte del 18 novembre, spostarsi più volte dopo essere uscita dal locale, alle 3.40, prima di arrivare sul luogo del delitto. C’è ‘l’ombra’ di Gaaloul accanto all’auto della vittima nel parcheggio dello Smart Cafè prima della partenza e ci sono le dichiarazioni del 29enne che sostiene di averle chiesto un passaggio.
C’è poi la fuga all’estero del tunisino e i tre connazionali che, sentiti nell’ambito dell’incidente probatorio, seppur in modo confuso affermano di averlo visto arrivare a casa sporco d’olio proprio la mattina del 18, quando Alice è stata ammazzata.
Ma sono emersi nel frattempo nuovi importanti elementi, come un fazzoletto con tracce di dna, trovato sul luogo del delitto dai consulenti di Negrini, l’ex comandante del Ris di Parma Luciano Garofano e la criminologa Katia Sartori oppure i pantaloni presumibilmente indossati da Gaaloul la notte in cui la giovane mamma è stata uccisa.
Ora su tutti i reperti sequestrati sono in corso accertamenti. E sotto la lente, il prossimo 19 aprile, finiranno i resti della vittima, trasferiti all’obitorio di Milano. La procura ha nominato, infatti, la professoressa Cristina Cattaneo per analizzare i reperti e soprattutto verificare se le lesioni ossee siano compatibili con un’azione violenta o derivanti dalla carbonizzazione.