Modena, 28 gennaio 2023 – Il borsello che indossava quella sera al bar, immortalato dalle telecamere e riconosciuto da alcuni testimoni. Il bidone dell’olio esausto, in cerca di eventuali impronte ma anche mozziconi di sigarette ed altri reperti.
La procura ha chiesto l’incidente probatorio per tutti e tre gli indagati nel caso Alice Neri, ovvero il principale sospettato, Mohamed Gaaloul, il marito Nicholas Negrini ed il collega di Alice, il giovane sardo Marco Cuccui.
La data ancora non è stata fissata ma l’incidente probatorio servirà per acquisire le prove ed effettuare sui reperti sin qui raccolti accertamenti tecnici irripetibili. Infatti la procura chiede che vengano analizzati tutti i reperti individuati sulla scena del crimine ma anche nell’abitazione degli indagati. Si partirà dall’analisi delle tracce sul borsello del tunisino 29enne, sequestrato dagli inquirenti mentre non vi sarebbe traccia degli indumenti indossati da Mohamed la sera in cui la giovane mamma è stata uccisa. Il tunisino si è sottoposto senza porre alcun tipo di ‘resistenza’ al prelievo del Dna in carcere nei giorni scorsi.
Saranno poi analizzate le impronte trovate sul bidone dell’olio esausto: parliamo di quel bidone in plastica di colore blu, da venticinque litri che il proprietario custodiva sotto un tavolo di cemento, a pochi passi da dove l’auto della vittima è stata trovata completamente bruciata, ovvero nelle note campagne di Fossa di Concordia. Secondo il proprietario, infatti, giovedì 17 novembre il bidone era al suo posto mentre, dopo la terribile scoperta dei resti cabronizzati di Alice e i successivi sopralluoghi dei militari, si era reso conto di come il bidone fosse stato spostato in mezzo agli arbusti. Il bidone – a detta del proprietario – risultava senza tappo, ribaltato e svuotato e – secondo gli inquirenti – l’olio contenuto all’interno era stato utilizzato probabilmente per bruciare la Ford con all’interno il corpo della vittima, trattandosi di materiale altamente impregnante e una volta bruciato difficile da spegnere.
Saranno quindi cercate tracce di dna sui mozziconi di sigarette rinvenuti sul luogo del delitto, così come su alcuni pezzi di stoffa e frammenti di abiti. Non solo: nell’ambito dell’incidente probatorio sarà assunta la testimonianza di tre persone, ovvero tre tunisini. Si tratterebbe degli stranieri che hanno affermato di aver visto Mohamed, il 18 novembre mattina, tornare a casa con gli abiti sporchi d’olio. In quell’occasione – in base al loro racconto – il giovane si era giustificato affermando di aver lavorato su un mezzo.
Gli esperti analizzeranno quindi il computer di Alice Neri, per ricostruire le conversazioni, le chat, gli spostamenti relativamente agli ultimi giorni di vita della giovane mamma di Ravarino. Tanto, infatti, potrebbero dire eventuali conversazioni intrattenute dalla 32enne nelle ore antecedenti il noto aperitivo allo smart Cafè di Concordia.
Quello che si sa è che la giovane, prima di arrivare a casa nel tardo pomeriggio di giovedì 17 per poi uscire nuovamente e incontrare l’amico sardo, dopo il lavoro si fermò in un bar con un altro collega di lavoro in un paese della bassa.
Infine, per lo stesso motivo saranno sottoposti a certosine analisi anche i frammenti del cellulare della vittima e del chip rinvenuti all’interno dell’auto data alle fiamme. Nei prossimi giorni sarà quindi fissata la data dell’incidente probatorio dinanzi al giudice Scarpa. Intanto c’è grande attesa per il tre febbraio: data in cui il Riesame è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di scarcerazione del tunisino, avanzata dalla difesa, ovvero dall’avvocato Roberto Ghini.
Secondo il legale, infatti, le fonti di prova sin ora raccolte dalla procura sarebbero ‘deboli’, non dimostrerebbero in sostanza la colpevolezza di Mohamed Gaaloul che da sempre esclude il suo coinvolgimento nel terrificante omicidio di Alice Neri.