di Valentina Reggiani
‘Ma tu chi sei, che avanzando nel buio della notte, inciampi nei miei più segreti pensieri?’ Una lettera scritta a mano, che riportava una citazione da ’Romeo e Giulietta’ di William Shakespeare e una catenina con una piuma nera. Sarebbe questo l’ultimo appassionato messaggio scritto dalla giovane mamma Alice Neri, brutalmente uccisa la notte del 17 novembre a Concordia e dedicato a quello che tutti indicano come ’il terzo uomo’. Una frase importante, intima, profonda dedicata a quel collega di lavoro – che mai è stato iscritto nel registro degli indagati – che aveva postato su Facebook una citazione biblica poi cancellata che – secondo una fonte degli inquirenti – era stata pubblicata proprio il giorno in cui la giovane mamma è stata trovata morta nel baule dell’auto data alle fiamme. Nell’armadietto della vittima i carabinieri avevano trovato anche numerose lettere d’amore, scritte di proprio pugno dall’uomo in questione. Ma – sul rapporto che lo avrebbe legato alla vittima – emergono elementi ancora più significativi. Infatti il giorno del delitto, ovvero la mattina del 17 novembre il collega sarebbe uscito prestissimo di casa così come la vittima: non si esclude che i due si siano incontrati. Non solo: una fonte che chiede di restare anonima e intervistata dal giornalista Alessandro Politi di ’Storie Italiane’ spiega come il pomeriggio del 17 novembre Alice avrebbe inviato diversi messaggi al collega, allegando alcune immagini scattate all’interno dell’azienda. Foto, secondo la fonte, intime, provocatorie, che la vittima avrebbe inviato a quell’amico e collega dopo che lo stesso aveva escluso qualcosa di più di una amicizia. Aspetti che però non sarebbero mai stati rivelati agli inquirenti. "Non lo ha detto ai carabinieri – spiega la persona che intende appunto mantenere l’anonimato – e ha cancellato la chat. Perché non lo ha detto? Forse per tutelare l’immagine di Alice. Ho visto le lettere che gli ha scritto, con la piuma che gli ha regalato", conclude la fonte. Proprio il 17 novembre, nel pomeriggio, la vittima e il collega avrebbero dovuto incontrarsi insieme ad altri colleghi in un bar, ma Alice avrebbe deciso di andare a San Prospero, da un altro amico. Intorno alle 18.30 quindi il ‘terzo uomo’, sarebbe passato davanti al bar, forse per controllarla. Una figura enigmatica in un delitto che ancora oggi risulta caratterizzato da tantissimi e cupi misteri. A quattro mesi dal delitto, infatti, sarebbe spuntato un altro importante reperto. A trovarlo, a seguito di un sopralluogo nelle campagne di Fossa, teatro del terribile omicidio, proprio i parenti della vittima, insieme alla criminologa Cristina Sartori. Si tratterebbe di un pezzo di plastica della vettura che – non si esclude – potrebbe contenere un frammento osseo. La procura ha disposto il sequestro del reperto, che sarà analizzato al dottor Gatto, consulente del pm. Intanto l’avvocato Roberto Ghini, che difende il tunisino Mohamed Gaaloul, principale indagato per l’omicidio della giovane mamma, ha depositato la richiesta di incidente probatorio affinchè vengano analizzati i jeans trovati nell’abitazione dell’indagato. Si tratta di jeans particolari e sarebbero gli stessi, secondo la difesa, che il 29enne indossava la sera in cui Alice è stata barbaramente uccisa. Gaaloul, infatti, era stato ripreso dalle telecamere dello Smart Cafè con addosso jeans sporchi di vernice e con diverse pieghe: gli stessi che, nelle immagini del 18 mattina, indossa mentre alle 10.28, qualche ora dopo il delitto, cammina per Concordia – proveniente da Fossa – immortalato dagli occhi elettronici. Gli indumenti, stando alle immagini, la mattina del 18 non presenterebbero particolari macchie scure, se non quelle di vernice bianca.