Modena, 19 gennaio 2023 – Potrebbe esserci presto una svolta nel caso Alice Neri? Mohamed Gaaloul, il tunisino indagato per il terribile omicidio della giovane mamma potrebbe presto uscire dal carcere?
Dopo il ricorso presentato dalla difesa del tunisino, l’avvocato Roberto Ghini è stata fissata l’udienza al tribunale delle libertà di Bologna. L’udienza è prevista per il prossimo 24 gennaio e i giudici sono appunto chiamati a decidere sulla richiesta di scarcerazione dell’indagato.
Secondo il legale, infatti, non vi sarebbe "un grave quadro indiziario nei confronti dell’indagato o comunque – aveva spiegato il legale – gli indizi raccolti non avrebbero raggiunto quel grado di gravità che giustifica un’ordinanza cautelare". Secondo la procura, al contrario, nei confronti di Mohamed sarebbero stati raccolti gravi indizi di colpevolezza, tanto da far scattare il mandato di cattura europeo nei suoi confronti, a seguito delle indagini condotte dai carabinieri.
Ci sarebbe, ad avvalorare l’ipotesi dell’accusa, la sua presenza allo Smart Cafè la notte in cui Alice è stata uccisa, quella tra il 17 e il 18 novembre, una serata piovosa. Ci sarebbe stata la sua "ammissione"; quella relativa al passaggio verso casa che la vittima gli avrebbe dato. Ci sarebbe la sua bicicletta, come ulteriore indizio, rimasta incustodita all’esterno del locale e la sua fuga pochi giorni dopo all’estero per ragioni che non sono mai state chiarite con certezza.
Eppure dalle immagini della videosorveglianza la Ford di Alice emerge evidente ma non emergono altrettanto nitidamente le persone all’interno dell’abitacolo. Difficile, quindi, stabilire chi si trovasse al volante alle 5.12 del mattino, quando la vettura si immette nuovamente sulla strada Provinciale. Complicato anche stabilire in che modo, nell’eventualità che Mohamed quella notte abbia veramente ammazzato la giovane mamma di 32 anni, sarebbe poi tornato a casa dalle campagne di Fossa di Concordia.
Lo straniero di origine marocchina ha sottolineato davanti al Gip che lo ha interrogato di non essere fuggito, ma di essersi recato in Francia dopo aver accettato un lavoro da imbianchino. Una circostanza che inizialmente, nei giorni in cui si sapeva che il ragazzo non fosse in Italia, non era mai risaltata. La sorella dell’indagato conferma di aver visto alcune ‘storie’ postate dal fratello su Facebook proprio mentre lavorava in un cantiere.
Molte delle risposte ai quesiti ancora aperti arriveranno probabilmente dall’analisi del cellulare di Gaaloul, recuperato dagli inquirenti in Germania. È in corso infatti da parte dei tecnici l’estrapolazione di alcuni dati fondamentali, come eventuali spostamenti ma anche messaggi inviati ed eventualmente cancellati.
"Domani (oggi, ndr) verificherò se la procura abbia depositato nuova documentazione – fa presente l’avvocato Ghini – o se discuteremo solo su elementi gia emersi. La procura è obbligata a depositare le fonti di prova favorevoli ma può decidere se depositare o meno quelle ‘a carico’ dell’indagato".
In conclusione il legale valuterà "quindi se siano emersi nuovi elementi indiziari, nuove prove a carico del mio assistito e, dopo il riesame, valuteremo eventualmente di rendere pubblico l’interrogatorio".