Dominic Bonucchi sabato mattina era all’aeroporto Paolucci di Pavullo. Come altri presenti ha assistito sconvolto all’incidente costato la vita ad Eugenio Chiodi il pilota 71enne di Spezzano schiantatosi al suolo con i suo aliante. Ieri i tecnici di Enac arrivati da Roma stavano eseguendo i rilevi per cercare di capire le cause dell’incidente, mentre nei prossimi giorni verrà eseguita l’autopsia sul corpo di Chiodi per verificare se all’origine della manovra sbagliata possa esserci stato un malore. Dominic era insieme a lu pochi attimi prima della tragedia. A fatica trattiene la commozione.
Conosceva bene Eugenio Chiodi?
"Lo conoscevo da molti anni, ci siamo ritrovati nel cammino del volo diverse volte con deltaplano, parapendio, aliante".
Lei l’ha visto sabato mattina?
"Sì. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere, stava bene, era calmo, molto tranquillo e rilassato come era nella sua indole come si deve sempre essere prima di volare. L’ho visto nella fase di controllo prevolo che viene fatta in parte fuori dall’aliante, in parte all’interno per controllare i comandi. Ho visto che Eugenio ha completato il check list".
E poi, pochi minuti dopo la tragedia...
"Io ho assistito all’incidente; non potevo crederci, pochi minuti prima abbiamo scherzato, come succede spesso tra di noi che condividiamo questa passione".
Che idea vi siete fatti di quanto è accaduto?
"Noi un’idea ce la siamo fatta; è stata una manovra sbagliata ma il problema è capire il perché; se è stato un errore umano o un problema tecnico o un insieme di fattori come accade spesso in aviazione. Un incidente difficilmente succede per un motivo unico ma entrano in gioco diversi fattori, anche umani. Ora c’è un’indagine dell’Enac. Sono procedure che ci permettono, è brutto dirlo, di utilizzare gli incidenti per capire cosa è successo e per fare in modo che non succeda più".
Qual è stata la manovra sbagliata?
"Durante il traino con il verricello si esegue un’accelerazione in orizzontale che poi passa ad una salita a 45 gradi, sempre tenuti da questo cavo del verricello che viene recuperato velocemente. Se si esegue questa manovra in modo troppo brusco si può innescare quello che si chiama stallo. L’ala ha smesso di volare e ha creato una rotazione sull’asse, l’aliante si è rovesciato precipitando la suolo. Questa manovra deve avvenire gradualmente ma così non è stato. La cabrata non deve mai essere repentina ma dolce , graduale per permettere di passare dal volo orizzontale alla salita a 45 gradi. Su questo aspetto gli istruttori che insegnano il decollo a verricello insistono moltissimo perché è forse l’unica manovra dove ci si può far del male".