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Alessandro Venturelli scomparso, la mamma: "Sparito nel nulla da 500 giorni"

Sassuolo, la donna non si arrende: “Giro d’Italia, riuscirò a trovarlo“. La sua battaglia fra solidarietà e truffe

Alessandro Venturelli con la mamma Roberta Carassai, che lo cerca da 500 giorni

Sassuolo (Modena), 28 marzo 2022 - Santoni dall’Ecuador, sciamani, sensitivi, sedicenti criminologi, stalker che la contattano anche decine di volte al giorno, investigatori privati in cerca di visibilità. Non solo l’angoscia di non sapere dove si trovi suo figlio. La truffa, o meglio l’estorsione, ‘messicana’ in cui è incappata la mamma di Alessandro Venturelli – il 22enne scomparso da Sassuolo ormai un anno e mezzo fa – è solo l’ultima delle insidie da cui Roberta Carassai deve difendersi.

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Signora Roberta, oltre alla sua famiglia chi è al suo fianco in questo momento?

"La squadra mobile di Modena sicuramente, Michele Belfiore del blog @conoscere che mi ha messo in contatto con Lorita Tinelli, psicologa esperta di psicosette, e la criminologa Isabel Martina. La situazione in cui mi trovo attira personaggi di ogni tipo e loro mi aiutano a selezionare chi veramente può darmi una mano".

Può descrivere la truffa ‘messicana’ di cui è stata vittima di recente?

"In pratica una persona di cui mi fidavo, la conoscevo ormai da un anno, mi ha messo in contatto con una donna che diceva che Alessandro ‘lavorava’ per il cartello di narcos messicani ‘Jalisco de Nueva Generation’ della città di Naucalpan. Una situazione tra affiliazione e rapimento, in cui Alessandro era in pericolo ed era stato venduto a un narcotrafficante colombiano. Se avessi eseguito un bonifico da 500 euro avrei potuto collegarmi in videochiamata con lui".

E lei ha pagato.

"La disperazione determina mancanza di lucidità. Poi mi hanno mandato una foto di ‘Alessandro’ in un letto di ospedale deperito e con i capelli cortissimi. In quel momento mi si è gelato il sangue. Per liberarlo avrei dovuto sborsare altri tremila euro. Fortunatamente non l’ho fatto. La foto era ritoccata".

In questo anno e mezzo qual è il suo rammarico maggiore?

"Sicuramente quando a Sassuolo ho denunciato la scomparsa occorreva visionare da subito tutte le telecamere della zona e invece si è preferito dilungarsi sulle ricerche di un corpo invece che concentrarsi sul ritrovamento di una persona".

Dopo qualche mese è stato aperto il fascicolo per sequestro di persona.

"La squadra mobile di Modena è fantastica, ma purtroppo è entrata in campo troppo tardi. Manca ancora il punto di partenza che consente di procedere con le indagini".

Dove pensa si trovi Alessandro?

"La mia paura più grande è che possa essere finito in una psico-setta che lo manipola e gli impedisce di tornare o almeno di farsi vivo. L’altra ipotesi è che lui abbia scelto di allontanarsi per non provare ulteriore sofferenza…".

Si spieghi meglio.

"Alessandro ha 22 anni, ma ha provato di tutto nella sua vita, incidente grave compreso. A un certo punto credo che il cervello soprattutto a quell’età non sia più in grado di sostenere tutto questo peso. Lui è fuggito una settimana dopo che io avevo terminato il ciclo di terapie oncologiche. Spesso penso che si sia allontanato da me perché, conoscendo altre persone che avevano vissuto questa malattia, non riusciva a sopportare l’idea di perdermi".

Ha mai pensato che possa aver compiuto un gesto estremo?

"No, quello no. Sono sicura che non si è suicidato, Alessandro è vivo".

Lei ha girato parecchio per trovarlo.

"Sono stata dieci giorni a Padova, a Treviso, a Zurigo, a Genova. Le segnalazioni sono centinaia, è chiaro che non posso essere dappertutto. Quando parto sono assalita da un misto di speranza, paura e rabbia".

Tra i tanti gesti di solidarietà nei suoi confronti spicca quello del calcio: in particolare del Sassuolo e di Ciro Immobile. Durante le partite del Sassuolo e della Lazio hanno mostrato la foto di Alessandro sui maxischermi dello stadio.

"Non smetterò mai di ringraziarli, ma purtroppo quelle iniziative non hanno avuto seguito a livello politico".

In che senso?

"Sono rimaste confinate negli stadi. Le istituzioni italiane fanno poco per gli scomparsi. Le persone scomparse vanno cercate, non si possono solo attendere le segnalazioni".