
Una sede della Agenzia delle Entrate - Riscossione
Modena, 1 agosto 2017 - Duecentomila euro bloccati da una Pec (la posta certificata) e per questo non restituiti all’imprenditore. O meglio, congelati da più di un mese perché a Roma, negli uffici dell’Agenzia delle Entrate - Riscossione, manca il dirigente che possa autorizzare lo svincolo del denaro attraverso, appunto, una banalissima mail.
Vicenda davvero assurda quella che sta vivendo un imprenditore 35enne modenese, il quale ha sì ottenuto dal tribunale il decreto di dissequestro di una cifra pari a 293mila euro (lo ‘stop’ era legato a questioni tributarie), ma, a distanza di oltre un mese appunto, si è visto restituire soltanto i primi 93mila euro, attendendo con ansia, ma senza risposte, gli altri 200mila che gli servirebbero, logicamente, per portare avanti la sua azienda dove lavorano decine di dipendenti.
A segnalare, e a seguire direttamente, un caso particolarmente intricato e kafkiano sono le avvocatesse Elisa Vaccari ed Elisabetta Aldrovandi (nel tondo). «Qual è il problema? All’indomani del provvedimento con cui il tribunale ha concesso il dissequestro della suddetta somma – spiegano –, Equitalia si è ‘trasformata’, divenendo l’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Nel frattempo, il denaro del nostro cliente è transitato dal Fondo Unico Giustizia ad un conto corrente appositamente aperto presso la sede centrale romana di un noto istituto bancario». I cosiddetti conti ‘specchio’.
Però i soldi lì sono rimasti, senza tornare più nel conto corrente dell’imprenditore da dove inizialmente erano stati prelevati per l’iniziale vicenda legale di natura tributaria. «Ebbene – entrano più nel merito della vicenda le due avvocatesse –, a causa della suddetta trasformazione, al momento non risultano nominati i dirigenti che possano autorizzare lo svincolo del denaro e la sua restituzione sul conto corrente dell’impresa del nostro assistito. E, per di più, il call center non risponde, né è dato ricevere riscontro a comunicazioni scritte. Un muro di gomma. È facilmente immaginabile il danno che possa derivare ad un’azienda da questo ritardo nella restituzione del denaro, nonostante tale restituzione sia stata concessa da un giudice già dal mese di giugno.
Per l’ennesima volta ci troviamo di fronte ad una situazione in cui si utilizzano due pesi e due misure: ad Equitalia (o Agenzia delle Entrate Riscossione che dir si voglia) non ci sono i dirigenti che – sottolineano Vaccari e Aldrovandi – autorizzino una legittima restituzione di soldi ad un contribuente (e non c’è nessuno che si degni di fornire risposte), ma, ci si chiede, ci saranno i dirigenti preposti a sottoscrivere le cartelle esattoriali? Secondo noi sì». Il problema riguarderebbe tanti altri privati in Italia, che pur avendo in mano il dissequestro dei soldi, non ottengono quanto loro spetta per la stessa ed identica ragione.