Modena, 24 marzo 2023 – “Non sono alla ricerca di pietà o commiserazione; sono detenuto al Sant’Anna perchè ho commesso piccoli reati contro il patrimonio e sto scontando la mia giusta pena. Per la prima volta qui, in carcere c’è qualcuno che ha trovato il tempo, forse anche la voglia, di ascoltare la mia storia, di parlarmi, di spiegarmi quali sono i miei doveri e miei diritti. Forse è vero che ho ancora la possibilità di imparare qualcosa che mi permetta di inserirmi nella società, imparare un lavoro, costruirmi una vita. Ho bisogno di sistemare il mio passato per poter affrontare il futuro. Vivo in Italia da parecchi anni ormai e ancora non ho capito perché sono qui: il mio nome di battesimo è Douglas e sono stato adottato. Il mio paese di origine è il Brasile. Grazie alle procedure di adozione internazionale, all’età di 10 anni, sono stato adottato da una famiglia italiana di cui porto il cognome. Sarà l’unica cosa che riceverò da questa famiglia".
Sono queste le parole, dure e commoventi, di un ragazzo brasiliano oggi 26enne che ha denunciato i propri genitori adottivi dopo che, nel lontano 2007, a cinque giorni dal suo arrivo in Italia e in famiglia, lo hanno allontanato, reputandolo pericoloso. I coniugi, originari di Cremona, in passato sono stati ospiti anche di alcune trasmissioni, per parlare delle ‘falle’ nel sistema adozioni e denunciando di essere stati lasciati soli ad affrontare un percorso difficile. Douglas, nel frattempo, è passato da una comunità all’altra fino ad arrivare, negli anni scorsi, a Modena. Ora è uscito dal carcere e – attraverso il proprio legale – chiede giustizia. Dopo aver presentato denuncia nei confronti dei genitori, il tribunale di Cremona e, nel 2021 anche la corte di Appello di Brescia, avevano disposto una condanna dei coniugi a diecimila euro di provvisionale per aver fatto mancare i mezzi di sussistenza al figlio adottivo. I genitori sono stati condannati anche al risarcimento danni in sede civile ed ora l’avvocato del ragazzo – Gianluca Barbieri, del Foro di Modena – sta intraprendendo una causa civile per la quantificazione del risarcimento che non è stato determinato in sede penale. "Derivano i danni patrimoniali, morali, esistenziali e forse anche il danno biologico visto il trauma subito dal ragazzo", afferma il legale che da allora assiste il giovane brasiliano. Nel suo girovagare, il 26enne, infatti, tra il 2016 e il 2017 ha commesso diversi furti aggravati anche a Modena, dove era approdato. A seguito dei reati il ragazzo era stato condannato ad un anno di carcere e ad uno di comunità a Bologna. Proprio dal penitenziario modenese aveva scritto la commovente lettera, un atto di denuncia – querela poi depositata in Procura e che ha portato alla condanna dei genitori.
“Prima di essere portato in Italia ho avuto modo di conoscere i miei genitori: sono venuti in Brasile per due-tre mesi – ha spiegato –. Inizialmente l’idea di lasciare il Brasile non mi piaceva. Era casa mia e, per quanto vivessi in orfanotrofio, lì avevo i miei pochi affetti: mio fratello e mia sorella. Sono entrato in Italia il 30 agosto del 2007 in seguito alla sentenza di adozione emessa dal Tribunale di San Paolo del Brasile. Il 4 settembre, con provvedimento del sindaco di Piadena, sono stato allontanato dalla mia famiglia adottiva; proprio così, cinque giorni dopo l’ingresso in Italia i coniugi si liberavano di me senza mai presentare istanza per la declaratoria di efficacia della sentenza italiana di adozione. Gli assistenti sociali mi hanno detto che minacciai mio padre con un coltello da cucina: francamente non ricordo questo episodio". Il giovane nella denuncia spiega come la sua vita da allora non abbia trovato alcuna stabilità.