Accoltellato sul bus, la sentenza. Aggressore condannato a 9 anni: "Giustizia fatta, ma il trauma resta"

In tribunale pena con rito abbreviato per il ventenne che a gennaio ferì un 17enne a scopo di rapina. La madre del colpevole chiede scusa a nome del figlio. La famiglia della vittima: "Ha paura a uscire di casa".

Accoltellato sul bus, la sentenza. Aggressore condannato a 9 anni: "Giustizia fatta, ma il trauma resta"

Saskia Wink, madre della vittima insieme all’avvocato Henrich Stove ieri in tribunale a Modena

"Sicuramente mio figlio avrà questo trauma per sempre e anche la sorella ha paura a girare per Modena adesso. Jordan sta migliorando, ma non è ancora del tutto guarito. Siamo soddisfatti della condanna". Nove anni e quattro mesi: è questa la sentenza pronunciata ieri in tribunale a Modena nell’ambito del processo con rito abbreviato che vedeva alla sbarra un ragazzo di 20 anni accusato di tentato omicidio e rapina aggravata. Si tratta del giovane che, lo scorso 17 gennaio, ferì gravemente con un coltello uno studente 17enne di Formigine, provocandogli gravi lesioni anche al volto. L’aggressione avvenne a bordo di un autobus Seta, in Largo Aldo Moro. La vittima era da poco uscita da scuola ed era salita a bordo del mezzo per tornare a casa: all’improvviso la violenta aggressione da parte dello sconosciuto a bordo che, a seguito di perizia psichiatrica, è stato dichiarato capace di intendere e volere al momento dei fatti. Per lui ieri la pubblica accusa aveva chiesto 12 anni di carcere. La mamma dell’imputato, al termine dell’udienza si è avvicinata alla mamma della vittima e parte civile nel procedimento per chiedere scusa a nome del figlio. "La mamma dell’imputato, per la prima volta, mi ha chiesto scusa. Mi sono emozionata, non me lo aspettavo e mi ha fatto piacere. Ha chiesto scusa per quello che ha fatto suo figlio, sottolineando che è malato" ha dichiarato ieri all’uscita dall’aula Saskia Wink, la mamma della vittima, che era minorenne all’epoca dei fatti. "Voglio che i miei figli possano girare tranquillamente in città senza paura di trovarsi un coltello alla gola. Jordan esce poco da casa, vuole sempre essere accompagnato, da solo non va. I ragazzi hanno bisogno di vivere la propria vita in tranquillità". "Una sentenza importante, che arriva a meno di un anno dai fatti – sottolinea il legale della donna, l’avvocato Henrich Stove –. Una pena che riteniamo sicuramente commisurata alla gravità dei fatti: nove anni e quattro mesi di reclusione. Nella gravità della vicenda è una risposta importante che mette un punto fermo, soprattutto per Jordan". Luigi Milito, che difende l’imputato, lette le motivazioni non esclude il ricorso in Appello. "Il mio assistito – sottolinea – ha malattie psichiatriche accertate". A chiedere che il ragazzo venga curato è la mamma. "Se si fosse trattato di una persona sana di mente, avrebbe meritato anche una condanna più alta – afferma la donna –. Ma mio figlio ha sofferto, non sta bene. A 11 anni è stato trasferito in una casa famiglia e via via è peggiorato. Quel giorno lo avevo accompagnato in autostazione; doveva tornare dal padre, in appennino. Non voleva partire, era senza terapia, era fuori di sé: ha bisogno di una struttura e cure adeguate, non del carcere". "Un esito equilibrato rispetto alla gravità del fatto – commenta l’avvocato Luca Pastorelli, che assiste la vittima e il padre dello studente –. Vedremo le motivazioni ma la sentenza rende giustizia in una vicenda complessa e grave".

Valentina Reggiani