REDAZIONE MODENA

Accoltellato al Novi Sad di Modena: chi era la vittima

I volontari della scuola Penny Wirton: "Quando arrivano da noi sono disorientati e faticano a capire la nostra società. Purtroppo gli incontri con persone sbagliate possono essere decisivi".

Modena, 9 aprile 2023 - "Arrivano alla scuola da soli o con altri amici. Restano in cortile o all’ingresso, in attesa di un saluto, un sorriso, un gesto di benvenuto. Poi si siedono ai tavoli e per due ore, in gruppetti di due o di tre, con l’aiuto dei volontari, si impegnano a studiare la nostra lingua, a partire dai suoni più difficili, dalle parole di uso quotidiano, da brevi frasi per riuscire a presentarsi o a chiedere un’informazione e poi avanti fino ad arrivare alle regole più complesse e a quelle domande che tu, italiano, non ti eri mai posto". I volontari della scuola Penny Wirton di Modena, che insegnano gratuitamente la lingua italiana ai migranti, parlano di Muhammad Arham, pakistano di 16 anni ucciso a coltellate al Novi Sad durante una lite tra connazionali. Muhammad Arham era proprio uno degli studenti della scuola, uno dei tanti giovani che "sognano un futuro migliore".

Muhammad Arham, pakistano di 16 anni ucciso a coltellate al Novi Sad durante una lite tra connazionali
Muhammad Arham, pakistano di 16 anni ucciso a coltellate al Novi Sad durante una lite tra connazionali

"Arham era un nostro studente – si legge in una lettera che i volontari hanno voluto scrivere per ricordarlo – Era gentile e determinato. Ci ferisce leggere ancora una volta nelle cronache l’immediata associazione tra il tragico evento al Novi Sad – di cui non si conosce ancora nulla – e lo spaccio di droga ai danni della nostra comunità. Non è giusto giudicare automaticamente la stessa vittima colpevole alla pari del violento che lo ha colpito, per suscitare ancora una volta allarmismo paralizzante e ostilità verso gli immigrati. Li guardiamo adesso questi ragazzi, ancora più di prima, e vediamo in loro tante potenzialità, lo stesso desiderio di essere riconosciuti e amati che hanno i nostri figli e tutti gli adolescenti del mondo, eppure ancora più fragili, a metà così come sono tra due mondi diversissimi, quello da cui provengono e che continuano a frequentare attraverso i social e quello indecifrabile e spesso avvertito come respingente della nostra città, dove sono approdati dopo viaggi lunghissimi e pericolosi, che li hanno segnati duramente".

"E tra il disorientamento e la fatica di capire le contraddizioni della nostra società – continuano i volontari – possono essere decisive le ore vuote di certi pomeriggi e gli incontri con persone sbagliate, così come può essere moltiplicatrice di vita e di bene per questi ragazzi conoscere qualcuno che si metta al loro fianco e li accompagni nei loro intricati percorsi. Certo è prezioso il lavoro sempre più intenso e insostenibile degli operatori delle comunità educative che accolgono minori, gestite da istituzioni, tra cui il Comune di Modena, associazioni no-profit, organizzazioni religiose".

"Certo è anche necessario ripensare le politiche dell’immigrazione – continua la lettera – ma è soprattutto con il coinvolgimento di tutta una comunità civile che si può rispondere e agire per ’rimuovere quegli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana’ (art. 3 della Costituzione Italiana) offrendo a questi giovani, desiderosi di lavorare e di farsi apprezzare, opportunità di inserimento in vari contesti, (ad esempio squadre sportive o associazioni musicali) ed esperienze ricreative all’interno delle nostre famiglie. L’aumento della sicurezza urbana non si ottiene tanto con l’incremento delle telecamere o delle forze dell’ordine nei luoghi della nostra città, ma promuovendo piccoli gesti di accoglienza e offrendo occasioni positive in cui anche i migranti che vengono da noi possano trovare spazi in cui sentirsi utili e riconosciuti".