
L’ex ministro critica le affissioni della rete Pro-Choice. La replica della Cgil
I manifesti che continuano a essere affissi a Modena dicono che ‘Ostacolare l’aborto è una violenza’, ma chi è che ostacola l’aborto? A chiederlo è l’ex ministro Carlo Giovanardi a proposito dei manifesti firmati da Sinistre Unite, Non una di Meno, Casa delle Donne, Centro Antiviolenza Viveredonna, Arci, Arcigay, Unione degli Atei e degli Agnostici, Udi e e Cgil. L’ex ministro ricorda che "la legge 194 stabilisce che ‘lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce valore sociale alla maternità e tutela la vita umana dal suo inizio’".
Il manifesto, spiega Giovanardi, si riferisce alle veglie silenziose che gli attivisti di ‘Quaranta giorni per la vita’ "hanno tenuto discretamente nei pressi del Policlinico per indicare, conformemente ai principi della Costituzione e della legge in vigore, che esiste anche la possibilità di avere aiuto ed assistenza per chi per ragioni varie, anche economiche, ha difficoltà a portare a termine la gravidanza". Pertanto "affermare che ‘ostacolare l’aborto è violenza’ non si capisce cosa voglia dire, se non il tentativo di criminalizzare chi ha visioni diverse dai firmatari del manifesto".
L’articolo 19 della Costituzione sancisce, ricorda Giovanardi, "che ‘Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata’. Cosa vogliono dire allora i sottoscrittori del manifesto quando affermano che ’si è liberi di pregare (evidentemente solo ndr) nei luoghi di culto’?".
La Cgil replica a Giovanardi in una lettera aperta della rete Pro-Choice Modena: "Nella Relazione sull’interruzione volontaria di gravidanza in Emilia-Romagna nel 2023 il 39,2% dei ginecologi, con un rapporto di dipendenza con l’azienda sanitaria regionale, è obiettore: sul nostro territorio, i presidi sanitari pubblici che erogano il servizio di I.v.g., non possono fare conto sul personale che obietta".