Bologna, 24 aprile 2024 – Improvvisi temporali e caduta di grandine fitta hanno spiazzato alcune province dell’Emilia Romagna, delle Marche e del basso Veneto, che hanno visto strade e colline imbiancarsi come se fosse nevicato.
Un fenomeno meteorologico che, a differenza di quanto si pensi, non è né raro né cosi particolare. Tipologia di nubi, venti, temperature e correnti infatti, influenzano la creazione e la grandezza dei chicchi di ghiaccio. Ne abbiamo parlato con Fausto Ravaldi, coordinatore della Rete metereologica dell’Istituto agrario Scarabelli di Imola.
Ravaldi, perché questa grandine così piccola e fitta?
"E’ bene fare delle premesse e spiegare che non si tratta di un fenomeno nuovo. Per capire perché delle volte la grandine può essere grande come palle da ping pong o piccola come dei chicchi è necessario comprendere dei passaggi. Partiamo dalla pioggia. Le nubi sono dei concentrati di acqua formate da goccioline, ed esistono correnti che vanno dal basso verso l’alto, dette anche termiche, che le tengono in sospensione. Quando le goccioline sono urtate dai venti diventano sempre più grandi e pesanti, e quando superano l ‘energia della corrente ascensionale cadono verso il suolo attratte dalla forza di gravità. Quando dentro la nube la differenza tra aria calda e aria fredda è molto elevata si creano dei vortici chiamati moti convettivi: se sono molto violenti le goccioline non si limitano a cadere verso il basso ma vengono prese dentro i moti e si muovono dentro la nube. Ruotando passano in zone in cui la temperature è sotto lo zero, arrivando anche a meno quaranta ad esempio, diventando ghiaccio. Ruotando si creano anche delle patine di acqua e la grandine a chicco già formato diventa sempre più grande. Quando riesce a vincere la forza dei moti convettivi questa scende verso il basso, e abbiamo quella che viene definita grandine grossa come arance e così via, chiamata gragnuola. Succede quando ci sono delle nubi che si chiamano cumulonembi. Diversamente, quando la nube è larga e poco spessa i moti convettivi al suo interno sono meno violenti perché le differenze tra temperature di aria calda e aria fredda non sono elevatissime, e cadono chicchi di ghiaccio più piccoli. E questa è quella che per definizione si chiama grandine e che abbiamo visto nei giorni scorsi. Abbiamo anche un altro tipo di grandine, che si crea quando una nube molto alta lascia cadere delle gocce di acqua. Queste attraversano aria molto fredda, congelano e cadono, e sono sempre molto piccole.
Quindi la grandezza della grandine dipende dalla tipologia di nubi?
"Sì, e dalle correnti in quota. Quanto accaduto in Polesine o in alcune nostre province è abbastanza normale visto che da una settimana abbiamo basse temperature dovute a correnti di aria fredda che scendono dai quadranti settentrionali, precisamente da nord est. Aria che si va a scontrare con l’aria calda che la settimana scorsa stava salendo dai Tropici verso le nostre zone. Se fino a qualche giorno fa la temperatura massima era di 30 gradi e ora è 8/9 gradi è normale che si creano situazioni temporalesche, che possiamo definire a macchia di leopardo. Fenomeni tipici quando c’è una differenza elevata tra i due tipi di aria”.
Bisogna aspettarsi la grandine ogni volta che si passa da temperature così diverse?
“Ogni qual volta si passa da temperature così elevate e contrastanti si rischia sempre la grandine, e non è rara anche la neve. E’ nevicato sopra i 600/700 metri nelle scorse ore. Noi siamo in pianura, la neve non c’è stata solo perché si è sciolta prima”.