Bologna, 3 settembre 2024 – “Quella del 2024 resta una delle cinque estati più calde in assoluto del nuovo millennio”. Il riminese Roberto Nanni, tecnico meteorologo, socio Ampro (Associazione meteo professionisti), divulgatore scientifico e consulente ambientale, fa il punto della situazione a anticipa come sarà l’autunno: “Il trimestre settembre, ottobre, novembre, così come per dicembre, mostra una tendenza a valori termici vicini o superiori alla norma”. E spiega che “dovremo imparare a convivere con questi cambiamenti climatici e adattarci a una realtà in cui le “mezze stagioni” sono sempre meno presenti”.
Parola all’esperto.
Nanni, com’è stata finora la stagione in Emilia Romagna dal punto di vista climatico?
“Il trimestre estivo (iniziato climaticamente il 1° giugno e terminato canonicamente il 31 agosto) è stato il secondo più caldo degli ultimi 100 anni. Resta dietro al 2003 solo per una manciata di decimi di grado e, assieme al 2022, 2012 e 2023, resta una delle cinque estati più calde in assoluto del nuovo millennio. La ‘bella’ stagione di quest’anno si distingue particolarmente per gli alti tassi di umidità e per le lunghe giornate afose che ci hanno accompagnato, a parte piccoli break, quasi ininterrottamente dai primi giorni di luglio. Anche le ondate di caldo sono state numerose (4-5), in linea con gli scenari climatici nei quali trovano sostanziali conferme come intensità e durata. La particolare invadenza della ‘canicola afro-mediterranea’, potremmo definirla così, la si riscontra con il costante aumento di notti tropicali dove le minime non scendono mai sotto i 20°C e di queste se ne contano circa una cinquantina”.
Quali sono state le zone della regione più segnate dal caldo e, di contro, quelle in cui sono stati registrati i temporali più forti?
“Sul podio sale Bologna dove il numero di notti ‘bollenti’ ha avuto un forte impatto nell’ultimo decennio sulla salute umana (dove la media è risultata piuttosto alta tra i 22°C e 26°C) non solo enfatizzate dalle isole di calore urbano ma anche lungo le aree costiere dove è alta la concentrazione turistica. A questo si sono susseguite diverse giornate di caldo intenso (dove la temperatura massima è risultata superiore a 35°C) registrate anche in aree di aperta campagna. Di contro, anche se l’estate è la stagione dove il totale delle precipitazioni sono calate vistosamente rispetto ai due trentenni di riferimento (61-90 e 91-20), complessivamente dal 2000 abbiamo perso un buon 25%. Ciò non toglie aver avuto temporali violenti: ricordiamo frane e smottamenti lungo l’Appennino emiliano a fine giugno, due allagamenti importanti a Forlì, non sono mancate delle grandinate sul capoluogo felsineo e qualche evento prevalentemente di downburst (forti raffiche di vento discensionali, ndr) a luglio; e ancora, la tromba d’aria a Punta Marina (Ravenna) a luglio, che ha devastato uno stabilimento. Chiude la classifica il nubifragio del 3 agosto su Rimini”.
Cosa dobbiamo aspettarci per questa ultima parte d’estate?
“La settimana dal 9 al 16 settembre mostra i connotati di un tempo più perturbato. Quindi sole intervallato da break temporaleschi che a tratti potrebbero risultare più diffusi, determinando quantitativi precipitativi nel complesso superiori alle aspettative stagionali. Il quadro termico dovrebbe contestualmente essere meno caldo rispetto alla prima decade di settembre. D’altro canto, dalla terza decade del mese in poi, le correnti atlantiche umide e instabili lascerebbero spazio a rimonte dell’alta pressione sempre più energiche in grado di riportare le temperature nuovamente su valori superiori alla media climatologica”.
E per l’autunno/inverno?
“Dando uno sguardo probabilistico a lungo termine, le proiezioni stagionali del centro di calcolo europeo (Seas5 Ecmwf) non vedono grossi discostamenti rispetto all’andamento climatologico in atto. In definitiva il trimestre autunnale (settembre, ottobre, novembre), così come per dicembre, mostra una tendenza a valori termici vicini o superiori alla norma con bassa probabilità di massime particolarmente intense. Mentre per le precipitazioni la previsione presenta maggior incertezza, ma sembra più probabile che i totali risultino complessivamente simili o superiori alla norma”.
Sbalzi termici, qual è la tendenza degli ultimi anni? Dovremo imparare a convivere col fatto che non esistono davvero più “le mezze stagioni”?
“La tendenza degli ultimi anni mostra che le stagioni intermedie, come la primavera e l’autunno, stanno diventando sempre più brevi e meno definite. Gli sbalzi termici sono diventati più frequenti, con passaggi rapidi da temperature molto alte a temperature più basse e viceversa (whiplash). Dovremo imparare a convivere con questi cambiamenti climatici e adattarci a una realtà in cui le ‘mezze stagioni’ sono sempre meno presenti”.