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Terremoto nelle Marche, la geologa: "Dovremo conviverci, servono case più sicure"

Oltre 150 scosse in due giorni, Paola d’Astore lavora con l’Ingv: "La placca adriatica si sta muovendo. Mancano le più elementari risorse antisismiche"

Pesaro, 11 novembre 2022 - Oltre 150 scosse di terremoto in due giorni davanti alle coste pesarese e anconetana, un centinaio di magnitudo superiore a 2.0, l’ultima ieri sera alle 18.54 di magnitudo 4.1 che ha fatto ballare lampadari e pressione sanguigna. Paola d’Astore è una geologa di Castelfidardo, fa parte della società italiana di geologia ambientale (Sigea). Lavora in collaborazione con l’Ingv, l’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.

Terremoto nelle Marche: un lungo sciame sismico
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Che succede nelle viscere delle Marche?

"Che ci stiamo avvicinando velocemente all’Africa con la placca adriatica che si insinua nell’Appennino".

E noi ci troviamo proprio sulla traiettoria di questo viaggio intercontinentale sottoterra?

"Purtroppo sì, c’è soprattutto questa parte d’Italia nel mirino. Lo dimostrano le scosse che abbiamo avuto, di una entità molto elevata che soltanto la distanza in mare dell’epicentro ne ha evitato le conseguenze più tragiche".

Visto che i terremoti non si prevedono, c’è una considerazione chiara che può dire?

"Sì, che una scossa così potente tornerà a farsi sentire".

Ma nel frattempo, oltre agli scongiuri, c’è qualche contromossa da fare?

"Informare le popolazioni dei rischi che corrono. Per questo serve trovarci pronti. Le confesso una cosa: ho rabbia nel vedere ristrutturare case solo da un punto di vista del cappotto e delle finestre. I criteri antisismici non sembrano interessare. Invece sono quelli da imporre obbligatoriamente, da subito. Senza perdere tempo".

Che cosa propone?

"Come geologa chiedo che lo Stato si renda conto del pericolo che corre questo territorio e la sua gente. Bisogna intervenire il prima possibile attraverso formule come il superbonus sismico per rafforzare le abitazioni. Un esempio di ricostruzione lo abbiamo avuto dopo il terremoto del ’97, ma ora dobbiamo prevenire e non ricostruire. Se anticipiamo le difese, salviamo le vite e ci costa meno. Perché il fatto certo è che la placca adriatica si muove verso l’Appennino. Non possiamo perdere tempo. Per favore, sbrighiamoci".

Il terremoto come seconda pelle di questa regione?

"Direi di sì. Ovviamente le scosse non interessano solo le Marche ma qui sembrano concentrarsi. Dobbiamo essere resilienti, perché con i terremoti dobbiamo convivere e purtroppo dobbiamo farlo anche con le alluvioni e le siccità. Ma sono le scosse che possono risultare devastanti per territori molto ampi. Le condizioni di sicurezza del patrimonio immobiliare pubblico e privato sono terribili, perché mancano delle più elementari risorse antisismiche".

Ma come si può pensare di imporre una ristrutturazione antisismica per legge?

"Dovrà assumersi la responsabilità lo Stato. È già successo in Cile e in Giappone, dove i terremoti non mancano. Lo Stato è intervenuto e ha pagato gli interventi cancellando gli effetti dei terremoti".

Crede che i politici siano consapevoli di quello che sta dicendo?

"Finora no, c’è stata una inerzia decennale ma ora spero che si rendano conto di come le Marche siano sismicamente attive".