Ancona, 13 gennaio 2023 – Marche, scenario drammatico per i pensionati: due su tre percepiscono un importo che non consente loro di superare la soglia della povertà. Lo raccontano i numeri: secondo lo studio dell’Inps 2022 (dati elaborati dalla Cgil regionale), di 540mila prestazioni pensionistiche e assistenziali erogate nelle Marche, ben 338mila (il 62,6%) sono inferiori a 750 euro al mese (la media nazionale è il 58,4%).
L’importo medio delle pensioni in regione è di 828 euro lordi, con valori che variano dai 1.073 euro delle pensioni di vecchiaia ai 446 delle pensioni e degli assegni sociali. Numeri inferiori a quelli nazionali: in media meno 124 euro lordi al mese. Particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti.
Nelle Marche la media è di 1.201 euro al mese, meno 275 rispetto ai valori medi nazionali. Spiccano, peraltro, notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 43,8% del totale, le donne il 76,6%. Le donne marchigiane prendono in media 559 euro al mese meno degli uomini: se questi infatti percepiscono in media 1.326 euro lordi, la pens ione per le donne è di 767 euro. La differenza per le pensionate ex lavoratrici dipendenti rispetto agli uomini arriva addirittura a 712 euro mensili.
“Il dato della notevole differenza nell’assegno pensionistico tra donne e uomini è determinato da differenze salariali, ostacoli nei percorsi di carriera, dall’essere occupate in lavori discontinui, poveri e con part-time spesso involontari – dice Vilma Bontempo, della segreteria Spi Cgil Marche –. Per non parlare, poi, degli ultimi provvedimenti, come Quota 103 e Opzione donna, quest’ultimo odioso, perché punisce le donne senza figli, portando l’età da 58 a 60 anni e rafforzando lo stereotipo della divisione dei ruoli all’interno della famiglia: alle donne la cura, agli uomini il lavoro. Una divisione che è la ragione principale della discriminazione”.
L’età media dei pensionati in regione, poi, registra un’impennata: dal 2012 a oggi, il numero dei pensionati (lavoratori dipendenti) con meno di 65 anni è sceso dal 16,8% all’ 11,3%, mentre gli ultra 80enni sono passati dal 29,1% al 38,8%. Differenze notevoli si riscontrano anche tra i diversi territori: se Pesaro è la provincia più “ricca”, con pensioni di vecchiaia dei dipendenti pari a 1.327 euro lordi medi, si scende a 1.317 euro nelle province di Macerata e Ascoli, a 1.180 in quella di Fermo e ad appena 1.067 in quella di Ancona. “Crisi economica, pandemia e guerra hanno messo in difficoltà le famiglie – sottolinea Elio Cerri, segretario generale Spi Cgil Marche –. Il governo taglierà l’adeguamento delle pensioni, in particolare quelle con importo superiore di quattro volte rispetto al trattamento minimo. E il tutto avviene dopo undici anni di blocco.
L’adeguamento è calcolato sulla base dell’andamento del costo della vita (l’inflazione oggi è oltre l’1%). Il governo vuole fare cassa con i pensionati e dunque li usa come bancomat”.