LORENZO PASTUGLIA
Economia

Marche, allarme siccità: preoccupano Fermo e Ascoli. I dati per provincia

La regione tra le 12 regioni italiane con un livello di siccità elevato secondo gli esperti della Community “Valore Acqua per l’Italia”: caduta poca acqua anche ad Ancona e Macerata. Ciip: “Attivati tutti i pozzi di soccorso in aiuto alle sorgenti”

Pixabay (libera da diritti)

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Ancona, 20 giugno 2024 – Ci sono anche le Marche tra le 12 regioni italiane con un livello di siccità elevato, che nel 2024 ha coinvolto tutte le province del territorio sebbene con valori diversi. Incluse in questa triste statistica ci sono anche Basilicata, Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, Lazio, Umbria, Toscana, Molise, Sardegna e Abruzzo.

Così è stato sottolineato in un approfondimento rilasciato lunedì 17 giugno dagli esperti della Community “Valore Acqua per l’Italia" di The European House Ambrosetti, che ha stimano come entro il 2030 lo stress idrico si intensificherà ulteriormente in alcune regioni italiane, con un incremento del 5,7% previsto per le Marche.

E se si guarda alla rilevazione dello scorso anno, proprio la regione ha subito un tasso di stress idrico — ovvero il rapporto tra prelievi idrici totali e disponibilità di acqua superficiale e sotterranea — pari al 4,4%, in una scala da uno a cinque. Una situazione di siccità che impatta nei comparti dell'agricoltura e dell'idroelettrico, causata dal riscaldamento globale che ridotto le precipitazioni.

I dati Marche dell’Amap

Sempre a livello locale, la siccità nel lungo periodo ha interessato tutta la regione, sebbene la situazione più grave si sia registrata a sud, nelle province di Fermo e Ascoli, come negli ultimi anni. Proprio ad Ascoli sono due gli appelli arrivati dalla presidente dell’Azienda per la fornitura di acqua (Ciip), Maddalena Ciancaleoni, con un monito ai cittadini di fare attenzione a conservare l’acqua.

Secondo i dati dell’Amap Marche, il Servizio agrometeo della Regione Marche, i dati di questo mese (aggiornati al 18 giugno) mostrano che soprattutto nell’Anconetano, nei dintorni del Comune di Agugliano, è caduta pochissima acqua finora (il 3% di precipitazione rispetto al totale mensile) per un valore segnalato come “severamente siccitoso”. Normale è invece il quantitativo d’acqua caduto nelle altre province.

I dati a tre mesi e dell’ultimo anno

Se il livello Index Spi-3, che descrive periodi siccitosi/umidi di tipo stagionale, negli ultimi tre mesi sempre sopra Agugliano è caduto un 1% di precipitazioni rispetto alla media, con un tasso segnalato di “estremante siccitoso”.

Stesso discorso vale per il Comune di Maiolati Spontini (7% di precipitazione e un tasso “Severamente siccitoso”). L’entroterra Maceratese, per quanto riguarda gli ultimi tre mesi, è l’altra porzione di territorio che ha subito la mancanza di acqua.

Nei dintorni di Matelica, infatti, sono cadute un 3% di precipitazioni rispetto alla media, con un tasso di “Moderatamente siccitoso”. Il dato, però, diventa ancor più preoccupante se lo si estende all’ultimo anno, dove è stato segnalato un tasso di “estremamente siccitoso” per i comuni di Fano (Pesaro-Urbino) e Maltignano (Ascoli Piceno), dove sono caduti un 31% e 32% di precipitazioni rispetto alla normale media.

Come tasso “severamente siccitoso”, invece, si notano i comuni di Maiolati Spontini (Ancona, 25% di precipitazioni), Tolentino (Macerata, 37% di precipitazioni) e Fermo (34% di precipitazioni).

In una situazione meno allarmante, con un tasso di “moderatamente siccitoso”, infine, ci sono i comuni di Carassai (Ascoli Piceno) e Montefortino (Fermo), con percentuali di precipitazione di 40 e 48%.

Ascoli, il peggioramento dal 2016 e la richiesta della Ciip

La media, però, va vista non nel giro di un anno ma sul lungo termine. E la siccità risulta particolarmente elevata soprattutto negli entroterra di Fermo e Ascoli Piceno. Una situazione che però aveva già iniziato a preoccupare diversi anni fa, precisamente dopo il terremoto del 2016, quando l’acqua delle sorgenti è diminuita e non arrivava nella rete della Ciip, deviando il suo corso verso l’Umbria.

Più in avanti negli anni, però, il clima ha aggravato tutto, con poca poggia caduta e nevicate col lumicino (sugli Appennini nel passato inverno non si è praticamente sciato). E se la scorsa estate ci si è salvati con le piogge di maggio, con questa il rischio è di una ulteriore diminuzione dell’acqua, nonostante un fine maggio e un inizio giugno ballerini in fatto di beltempo.

Una situazione preoccupante sottolineata proprio dalla Ciip di recente, che a fine maggio ha chiesto alla cittadinanza dei 59 comuni nelle province di Ascoli e Fermo di porre particolare attenzione alla manutenzione degli impianti ad autoclave (serbatoi e pompe), se presenti e, in caso contrario, di installare impianti ex-novo per esseri pronti alla loro attivazione.

La preoccupazione di Ciancaleoni (Ciip)

La preoccupazione della Ciip è stata espressa in due occasioni propri direttamente dalla presidente Ciancaleoni, sia in una conferenza convocata alla fine dello scorso mese (lunedì 27 maggio ad Ascoli), sia martedì 18 giugno.

Nella prima occasione, aveva parlato dell’urgenza “di sensibilizzare l’utenza al contenimento dei consumi, raccomandando a tutta la cittadinanza di utilizzare l’acqua con oculatezza e per le sole esigenze igienico-potabili”. Specificando che utilizzi non consentiti “come annaffiare orti e giardini, cortili, lavare privatamente automezzi, pulire strade e marciapiedi, con l’acqua potabile, sono proibiti". Per poi aggiungere che “oggi mancano 100 litri d’acqua al secondo” e “con le chiusure notturne alle quali potremmo essere costretti a ricorrere nei prossimi mesi, sarà possibile recuperare 30 litri, ma non è sufficiente”.

Nel suo ultimo intervento a metà giugno, la presidente Ciip ha poi annunciato che sono stati attivati “tutti i pozzi di soccorso in aiuto alle sorgenti, anche se resta vitale che ogni cittadino faccia la sua parte nel risparmio della risorsa — le parole della presidente — dalle lavatrici e gli elettrodomestici a pieno carico, al riutilizzo delle acque per annaffiare, al controllo delle perdite e a un utilizzo oculato per ogni qualsiasi evenienza". Un invito al quale si è aggiunto anche il prefetto Sante Copponi, che ha messo nero su bianco, in una circolare indirizzata a tutti i sindaci, il suo commento riguardo alla riduzione delle portate erogate dalle sorgenti principali, rispetto allo stesso periodo del 2023. Invito alla prevenzione sull’acqua è arrivato anche dal sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti.

Alcuni precedenti

Quello che è certo è che non bastano le piogge (con grandine) della scorsa settimana a fare tornare la situazione alla normalità, specie a sud della regione, vista la mancanza di precipitazioni significative.

Secondo l’Osservatorio per gli utilizzi Idrici, proprio l’assenza di piogge consistenti potrà in breve aggravare notevolmente la situazione. E se si guarda al passato, i precedenti non sono per nulla confortanti: nel 2022 la Regione aveva inoltrato una richiesta per la dichiarazione dello stato di emergenza al Dipartimento nazionale di Protezione civile, considerando l’assenza di precipitazioni e la criticità vissuta in provincia di Pesaro-Urbino e di Ascoli Piceno.

Non meno rassicuranti i dati 2021, stimati al tempo dal meteorologo Danilo Tognetti dell’Amap. Allora si trattò della quarta estate più calda per le Marche dal 1961, dopo 2003, 2012 e 2017.

La media stagione è stata di 24,4 gradi, corrispondente ad una differenza di +2,3 gradi rispetto alla media storica di riferimento 1981-2010. Anche tre anni fa sono mancate le precipitazioni, per un totale medio regionale di 98 millimetri che corrisponde ad un deficit del 40% rispetto allo storico 1981-2010. Andando ancora più indietro nel tempo, al 2018, sempre in provincia di Pesaro-Urbino si visse un altro momento di crisi, tanto che la Regione aveva disposto la limitazione dei prelievi da tutti i corsi d’acqua del bacino del fiume Metauro, nel tratto compreso tra l’invaso del Furlo e la foce del Fiume Metauro.