Macerata, 12 novembre 2022 - Non c’è collegamento tra i due terremoti, sul mare in direzione di Pesaro e a Mogliano, di questi ultimi giorni. È quanto spiega il professor Emanuele Tondi, direttore sede Ingv dell’università di Camerino. E aggiunge che siamo indietro sul fronte della prevenzione.
Professor Tondi, cosa sta succedendo? Perché si stanno verificando tutte queste scosse in diversi punti delle Marche?
"La nostra è una nazione sismica e i terremoti avvengono sempre. Il numero di terremoti che si verificano diminuisce con il crescere della magnitudo; molto numerosi sono i terremoti di piccola magnitudo, mentre più rari quelli di magnitudo maggiore. L’attività sismica è legata al movimento delle placche tettoniche e le Marche si trovano lungo il margine della placca adriatica che scivola al di sotto degli Appennini".
La scossa di mercoledì mattina ha avuto epicentro al largo della costa pesarese, in mare. Quella di giovedì sera nell’entroterra maceratese, a Mogliano. Si tratta di faglie diverse?
"Sì, sono faglie diverse. Al largo della costa pesarese la faglia, che non è altro che una frattura delle rocce, è piuttosto superficiale, confinata nei primi 10 chilometri della crosta terrestre e di tipo inverso, dove un blocco di roccia si solleva rispetto all’altro. In quella zona sta crescendo l’Appennino, cosa che invece nell’entroterra è avvenuto centinaia di migliaia di anni fa. A Mogliano la faglia è più profonda, subverticale e di tipo trascorrente, dove i blocchi di roccia si spostano orizzontalmente l’un l’altro. L’interazione tra le faglie, comunemente detto effetto a cascata, avviene solo per faglie vicine. Le due zone sono troppo lontane per interagire".
Cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi giorni?
"Sicuramente ci sarà una lunga serie di aftershocks (terremoti di assestamento) tutto intorno al terremoto di magnitudo 5.5 del 9 novembre al largo della costa pesarese. Purtroppo, quella zona può generare terremoti anche più forti, come per esempio quelli avvenuti nel 1916 poco più a nord o quello di Senigalla del 1930, tutti e due stimati di magnitudo 5.8. Ma, come sappiamo bene, non è possibile prevedere l’evoluzione della crisi sismica, e quindi se si verificherà o meno un evento simile a quelli appena citati".
Si tratta di zone ad alta o bassa pericolosità sismica?
"Tutte e due sono classificate come zone ad alta pericolosità sismica; sicuramente lungo la costa marchigiana, a nord di Ancona, in passato si sono verificati terremoti più forti, fino a magnitudo prossime a 6.0".
Cosa fare per prevenire?
"Anche se la pericolosità sismica è elevata e cioè si possono verificare terremoti di magnitudo importante, il rischio sismico può essere ridotto e quindi fare in modo che non ci siano danni ad edifici e infrastrutture. Per fare questo, tuttavia, occorre un’azione di prevenzione efficace nel ridurre la vulnerabilità del costruito, da mettere in atto nei tempi di pace (tra una crisi simica e l’altra). Su questo aspetto, come dimostrato dagli eventi sismici verificatisi in Italia negli ultimi anni, stiamo molto indietro".