OTTAVIA FIRMANI
Cronaca

Pensioni da fame. Sei su dieci sotto la soglia di povertà: "Emergenza sociale"

I dati Inps: in regione 300mila prestazioni inferiori a 750 euro al mese. E anche le retribuzioni medie sono molto più basse dei valori nazionali .

Loredana Longhin, segretaria della Cgil

Loredana Longhin, segretaria della Cgil

Pensioni da fame, stipendi bassi, divario tra generi, ultratrentenni che vivono grazie all’aiuto dei genitori. È il quadro (preoccupante) che emerge dall’indagine condotta dall’Ires Cgil sui dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni 2025 nelle Marche (escluse le gestioni dei lavoratori pubblici): ebbene, le pensioni arrivano a una media di 900 euro al mese e le retribuzioni medie annue non superano 20.900 euro, ampiamente sotto alla media nazionale. Sono numeri che raccontano le grandi difficoltà dei pensionati marchigiani, ma anche dei giovani lavoratori.

LE PENSIONI Sono 539.845 le prestazioni pensionistiche e assistenziali erogate dall’Inps in regione: di queste, più della metà sono pensioni di vecchiaia (303mila, il 56,3%), seguite dalle pensioni ai superstiti (109mila, 20,3%), dalle prestazioni per invalidi civili (88mila, 16,4%) e in minima parte da assegni sociali (14mila, 2,7%) e pensioni di invalidità (23mila, 4,3%). L’importo medio mensile delle pensioni è di 971 euro lordi, con valori medi che variano da 1.265 euro delle pensioni di vecchiaia a 498 euro delle pensioni agli invalidi civili. Importi bassi. Anzi, bassissimi, specie se confrontati con la media nazionale, che viaggia su 220 euro lordi al mese in più. Nel 2025, infatti, l’importo medio mensile delle pensioni di vecchiaia in Italia si attesta a 1.486 euro, con differenze anche marcate tra regioni. Il Lazio guida la classifica con 1.697 euro, seguito da Lombardia (1.688), Piemonte (1.607) ed Emilia-Romagna (1.542). Le Marche, con una media di 1.265 euro, si collocano davanti a Puglia, Abruzzo, Umbria, Basilicata, Calabria e Molise (988 euro). Anche a livello provinciale ci sono divari sostanziali: la provincia con l’importo più alto è Pesaro e Urbino con un importo medio di 1.302 euro al mese, seguita da Ascoli (1.288 euro), Macerata (1.275), Ancona (1.249) e Fermo (1.199). Particolarmente significativa, poi, è la differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono 1.554 euro lordi, l’importo per le donne è invece di 918 euro, mediamente 636 euro in meno ogni mese rispetto agli uomini. E le pensionate marchigiane prendono meno anche rispetto a quelle di altre regioni, in media 123 euro al mese. Ma c’è un altro dato preoccupante, come rileva l’Ires Cgil: nelle Marche, 300mila prestazioni pensionistiche, pari al 55,7% del totale, sono inferiori a 750 euro al mese, dunque circa sei pensionati su dieci ricevono un importo inferiore alla soglia della povertà.

GLI STIPENDI I dati più aggiornati, relativi al 2023, parlano di una retribuzione media lorda annua percepita dai marchigiani (dipendenti privati) pari a 20.956 euro, in aumento di 667 euro (+3,3%) rispetto all’anno prima, ma comunque ancora significativamente inferiore al valore medio delle regioni dell’Italia centrale (meno 2.031 euro, 8,8%) e a quello medio nazionale (meno 2.705 euro, 11,4%). Tra le province, la retribuzione media più elevata si registra ad Ancona (22.171 euro), seguita da Pesaro e Urbino (21.627), da Macerata (19.912), Ascoli (19.805) e Fermo (18.885). Dice Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil: "Anche nel 2024 c’è un aumento della percentuale di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro, cioè che lavorano meno di un quinto del tempo. Questo dato indica che la politica deve subito invertire la situazione, attuando politiche strutturali e misure straordinarie, per fermare una situazione che rischia di diventare un’emergenza socio-economica. Bisogna ripartire dal lavoro stabile e giustamente retribuito, per dare certezze a chi oggi sta lavorando, a chi lavorerà e a chi ha già lavorato".