SOLIDEA VITALI ROSATI
Cronaca

Il nostro test sulle liste d’attesa. Prenotare, missione impossibile: "Per 4 esami su 5 non c’è posto"

L’odissea di una 83enne: col pubblico riuscirà a fare solo l’elettrocardiogramma in 9 settimane. Restano consulto nefrologico, ecografia, ecodoppler. "Dovrò andare dal privato a pagamento".

L’odissea di una 83enne: col pubblico riuscirà a fare solo l’elettrocardiogramma in 9 settimane. Restano consulto nefrologico, ecografia, ecodoppler. "Dovrò andare dal privato a pagamento".

L’odissea di una 83enne: col pubblico riuscirà a fare solo l’elettrocardiogramma in 9 settimane. Restano consulto nefrologico, ecografia, ecodoppler. "Dovrò andare dal privato a pagamento".

Ottantatré primavere e mille acciacchi non le hanno tolto la voglia di ridere. "Ma solo la pazienza", sferza ironica Maria Grazia Ballarini, pesarese doc, mentre non sa se prendersela con la sua salute malferma o con la sanità pubblica che non l’aiuta. Abbiamo accompagnato la signora nell’arduo compito di prenotare cinque visite mediche, cinque, più le analisi del sangue. Buttando l’occhio al calendario, passateci il termine: è stata una via crucis.

L’esito? Quello di essere inchiodati alla dura realtà. "Dovrò rivolgermi al privato per quattro visite su cinque – osserva lei –. Nel pubblico non c’è verso: ho telefonato al Centro unico di prenotazione (Cup) due volte, sono stata di persona allo sportello Cup in ospedale, ho chiamato l’ufficio delle prese in carico e, ultima spiaggia, sono passata in farmacia, due volte. Ma nulla. Verdetto inappellabile: signora non c’è posto". In quattro tappe s’è consumata la passione di Maria Grazia, che ha un quadro clinico complesso, ma ora è interessata a fare una visita nefrologica e vuole completare il piano diagnostico prescrittole dal cardiologo. Si parla di un paio di ecodoppler, una ecografia all’addome, un elettrocardiogramma.

Quanto le costerebbe se si rivolgesse al privato? Telefoniamo a un centro medico per capire. Il conto è presto fatto: ecodopplergrafia dei tronchi sovraortici con annesso elettrocardiogramma dinamico le verrebbe 152 euro, in un unico appuntamento; per l’ecografia all’addome completa più l’ecodoppler ai vasi degli arti inferiori gli appuntamenti saranno due: 107 euro cadauno. Morale della favola: 366 euro solo di esami per il cuore.

Torniamo sulla strada maestra: proviamo a prenotare, il prenotabile. Ballarini si considera già fortunata quando, alla fine di tutti i giri, un esame lo porta a casa: l’elettrocardiogramma dinamico lo farà nel giro di nove settimane. Il 26 marzo il Cup le ha fissato la visita con il cardiolgo in via Bertozzini. "Andrò il 19 maggio alle 9.15", appunta, nero su bianco. Per le altre entra in lista d’attesa. "Quelle in cui ti mettono – commenta la signora –, ma poi non ti richiamano più. Per questo voglio provare a prenotare anche in farmacia: gli lasci la ricetta e loro provano a cercare un buco. Se dopo dieci giorni non ci sono riusciti, almeno ti avvisano. Con il Cup invece stai fresca, non si sa più nulla". È quello che nei fatti si è verificato. Ecco ciò che è successo.

Il 21 marzo Maria Grazia Ballarini decide di prenotare la visita nefrologica. Non è urgente, ma "è importante: ho paura di finire in dialisi. Il medico mi ha detto che va fatta a giugno: mi muovo per tempo, visto che non si trova subito". Componiamo lo 0721.1779301 del Cup.

La voce registrata e metallica confonde Ballarini, ma alla fine capiamo che per le impegnative bianche si spinge l’uno e che per accedere all’operatore il numero da digitare è quello in alto a destra, sotto il codice a barre. "È una parola", dice Ballarini, che nel frattempo rovista in borsa per cercare gli occhiali. Dio vuole che la linea non cada: la voce gentile dell’operatrice chiede quali visite prenotare. Presa dall’emozione Ballarini comincia a leggere tutto, ma proprio tutto, quello che c’è scritto nero su bianco. La signorina la ferma: vuole solo numeri. E adesso? L’operatrice è molto brava a gestire lo stress dell’utente, cerca nel database e informa Maria Grazia. "Non ho nessuna disponibilità. La metto nella lista di presa in carico. Sarà contattata: le sarà dato l’appuntamento appena c’è la data disponibile, va bene?" Ballarini sospira: "Se lo dice lei che va bene... Per me va male. Comunque andiamo avanti. È l’unica cosa che possiamo fare".

Primo tentativo in farmacia. Chiuso il telefono, Ballarini va in farmacia per non lasciare nulla di intentato. Lascia l’impegnativa e torna a casa.

Il 26 marzo prova a prenotare i quattro esami prescritti dal cardiologo. Nonostante l’abbia fatto la settimana prima, non va spedita. Con un po’ di incertezza segue le indicazioni della voce registrata. Fa un paio di tentativi e alla fine riesce a inserire il codice impegnativa di 10 cifre che ha trovato, a fatica, dopo il codice 1100A. Insomma, arriva a parlare con l’operatrice.

Anche questa è gentile e sa gestire titubanze e silenzi di chi si trova dall’altra parte della cornetta e non sa come procedere. Il primo colpo va a segno: è l’appuntamento del 19 maggio. "Prima sarebbe solo a Macerata Feltria", dice l’operatrice. "Figuriamoci", replica al volo Maria Grazia. L’operatrice del Cup non si scompone: fissa il 19 maggio, verifica per gli altri esami e sentenzia: "Non c’è posto". Ballarini, rassegnata, lo dava quasi per scontato e sta per chiudere quando l’altra accelera e le dà tre numeri di protocollo per la presa in carico. "Che ci faccio?", chiede. "Tra due mesi, se nessuno l’ha chiamata, senta allo 0721.424569, dalle 8.30 alle 12.30, per sapere che fine ha fatto la sua pratica". "Ah, ecco". Ballarini alza gli occhi al cielo, tanto l’altra non può vederla.

Altro tentativo in farmacia, dove entra con il poker di impegnative nelle mani. Esce quasi subito: il portale non funziona. Ai primi di aprile la signora ha provato a prenotare rivolgendosi al Cup dell’ospedale, a piazzale Cinelli, ma l’esito non cambia: "Non c’è posto". Il 7 aprile, davanti al fatto che il Cup non ha richiamato, insieme con la signora Ballarini proviamo il numero di telefono delle prese in carico, componendo i numeri di protocollo per capire il dafarsi. Ma prendere la linea è stato impossibile: sempre occupato. "Ho bello che capito: andrò a pagamento".