Ancona, 16 marzo 2022 - La pandemia, due anni dopo. Con la scia di vittime, sono sempre troppe le vittime, che ha lasciato nella sua strada. Nelle Marche (qui il bollettino di ieri) il primo morto per Covid fu registrato il 2 marzo 2020; era un uomo, aveva 88 anni, perse la vita a Fano. Da allora, altre 3.647 persone sono morte per colpa del virus; in media 152 al mese, più di 5 al giorno. Da Pesaro a San Benedetto del Tronto: chiamiamoli i martiri marchigiani.
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Due anni fa, in questo periodo, le Marche e tutta l’Italia si fermarono. Ora, due anni dopo, la pandemia ha per fortuna rallentato e fra guerra, crisi economica, bollette pazze e carburante alle stelle ci stiamo un po’ tutti dimenticando di questo stramaledetto virus che ha cambiato negli ultimi 24 mesi le abitudini di mezzo mondo. Di ognuno di noi. Ma da una quindicina di giorni sta suonando un nuovo campanello d’allarme perché i contagi stanno di nuovo crescendo (41,9 per cento in più nelle Marche). Ma vanno sottolineate due cose: la prima è che a metà gennaio i casi positivi erano superiori ai 5mila al giorno, ora siamo a poco sopra i 3mila e (seconda cosa) i ricoveri sono nettamente calati anche in queste due settimane nelle quali sono cresciuti i contagi. Due mesi fa le persone in ospedale erano il doppio.
Comunque, per evitare troppi rischi, ieri l’assessore regionale alla Sanità delle Marche, Filippo Saltamartini, ha lanciato una sorta di appello: "Non abbassare la guardia sul Covid, adottare tutte le precauzioni. L’aumento di casi positivi si registra in tutta Europa, – ricorda Saltamartini – teniamo conto che nel Paese dove il Covid ha avuto origine, la Cina, il problema si pone con una quarantina di milioni di persone messe di nuovo in lockdown".
L'intervista a Marcello Tavio
Risalita de i contagi, la pandemia resta tra noi. Un rialzo inatteso da molti le cui cause ed effetti andranno valutati nel tempo. Per rispondere ad alcuni quesiti legati al fenomeno abbiamo sentito il dottor Marcello Tavio, epidemiologo di fama nazionale e direttore della divisione di Malattie infettive dell’ospedale di Torrette.
Dottor Tavio, la pandemia dunque non è assolutamente in dissoluzione, è d’accordo?
"Certo. Siamo ben lontani dall’aver risolto il problema del Covid, nelle Marche così come in Italia e nel mondo".
Si aspettava una ripresa, seppur ancora in termini non drammatici, dei contagi?
"La scienza si deve chiedere quali siano state le cause di questa ripresa piuttosto e con essa i cittadini. Forse è cresciuta la quota di persone non vaccinate suscettibili al contagio, oppure l’effetto protettivo delle somministrazioni inizia a ridursi? Senza escludere la possibilità che in troppi abbiano considerato esaurito il rischio, dimenticando le buone prassi, dalle mascherine agli assembramenti e così via. Non è da escludere che a tutti questi fattori possa essere legata possibilità che il virus si sia modificato con una sotto variante. In questo momento mi resta difficile indicare una causa preponderante per giustificare il fenomeno. Detto questo…".
Detto questo?
"Dobbiamo restare tutti abbastanza sereni, in fondo per analizzare effetti indicativi bisognerà attendere le prossime due-tre settimane prima di individuare una nuova emergenza. Restando ai numeri, a me importa che ad oggi il numero dei posti letto in ospedale non aumentino, in particolare le terapie intensive, e così sta accadendo".
Alla luce di tutto ciò ritiene sia necessario mettere in calendario una quarta dose di massa?
"Al momento non credo sia necessario. La schedula vaccinale di base non prevede una nuova somministrazione a 4-6 mesi, come era successo per le altre dosi, ma in realtà una dose di richiamo a un anno dall’ultima, questo sì".
Come mai, secondo lei, la quarta dose per i soggetti fragili non sta registrando un grande entusiasmo?
"Voglio vederci la metà piena del bicchiere in questo discorso. Secondo me chi non si vaccina, anche se dovrebbe per la sua sicurezza, non lo fa perché si sente sicuro degli effetti della campagna vaccinale e dunque ritiene che non sia necessario andare oltre. Non credo che i cittadini non si vaccinino più per paura degli effetti del prodotto. Secondo me questo è una spetto molto favorevole, la minor percezione del pericolo del Covid".
Il vaccino e la guerra in Ucraina. La popolazione del Paese martoriato è in fuga e ad oggi curca 45mila persone sono giunte nel nostro Paese. Molti non sono vaccinati (la campagna vaccinale in Ucraina ha raggiunto il 34% degli aventi diritto), ciò potrebbe rappresentare un pericolo per la ripresa dei contagi?
"Io credo che queste persone, arrivate in Italia, avranno il desiderio di vaccinarsi. Se ciò non accadrà potrebbe essere un problema perché faranno di nuovo circolare il virus".