Ancona, 29 settembre 2022 - Una allerta meteo che non c’è stata, i sindaci dei Comuni che da soli hanno provato a gestire una emergenza quando ormai era troppo tardi e nessuno della Regione che è stato informato delle piene dei fiumi prima delle 22. L’assessore alla Protezione Civile Stefano Aguzzi era ad un convegno politico a Senigallia prima che la sala fosse fatta sgomberare perché il Misa stava esondando.
Leggi anche:
-Il presidente della Regione Francesco Acquaroli era ad un dibattito politico vicino a casa, a Potenza Picena, mentre diversi Comuni dell’entroterra erano stati invasi già dall’acqua e dal fango. Il sistema di registrazione del centralino della sala operativa della Protezione civile regionale non funzionava da aprile e non ha registrato chiamate in uscita e nemmeno quelle in entrata per la sera del 15 settembre e la notte del 16. E’ stato ripristinato solo dopo, quando i carabinieri sono andati a chiedere le registrazioni che però non c’erano.
Le indagini della Procura si muovono su due fronti, quello che dovrà chiarire se la macchina dei soccorsi messa in atto ha funzionato, dato che l’allertamento alla popolazione non c’è stato e i bollettini meteo ufficiali davano una allerta gialla, con livelli non preoccupanti di precipitazioni nelle zone invece maggiormente colpite. L’altro fronte è sulla manutenzione del territorio e servirà a rilevare eventuali responsabilità o negligenze degli uffici preposti a disporre interventi sul corso e agli argini dei fiumi. Per sciogliere questi nodi i carabinieri del Nucleo Investigativo e i carabinieri forestali hanno acquisito da sindaci e Regione, per il sistema di Protezione Civile, la documentazione necessaria. Ancora non si parla di sequestri e il fascicolo aperto, dove si indaga per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa, è contro ignoti.
L'intervista a Filippo Saltamartini
"Se dalla sala operativa di Protezione civile nessuno chiama, il governatore Acquaroli e l’assessore Aguzzi che colpa possono averne? Certo, 12 morti non sono giustificabili. Qualcosa non ha funzionato nella catena comunicativa di Protezione civile, dal centro nazionale ai Comuni. Bisognerà capire cos’è successo e questo è compito dei magistrati. Tutto ciò è un problema e stiamo lavorando affinché non capiti più". L’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini è rimasto al centro della lente d’ingrandimento per almeno un anno e mezzo, ossia durante la fase acuta della pandemia, tra piano vaccinale, screening e così via. Adesso l’attenzione è puntata sulle eventuali responsabilità da parte di alcuni organi della Regione per quanto concerne l’alluvione del 15 settembre scorso dall’alto Pesarese fino a Senigallia.
Saltamartini resta comunque un pezzo importante della squadra di governo e su quanto accaduto ha le idee chiare, a partire dalle competenze in relazione all’allertamento durante la piena dei fiumi: "Il sistema pubblico funziona così: i cittadini scelgono gli amministratori, sindaci, governatori ecc. Sono organi di indirizzo politico. Tutte le attività di gestione, al contrario, sono affidate ai dirigenti. I dirigenti che abbiamo in Regione sono gli stessi che hanno vinto il concorso, non li puoi sostituire – spiega l’ex sindaco di Cingoli che però dimentica la nomina, da parte della giunta, del nuovo dirigente della Protezione civile regionale, Stefano Stefoni, all’inizio del 2022 – Chi doveva avvertire gli altri organi e la popolazione l’ha fatto? Di questo dovranno rispondere. Io non so quando l’assessore Aguzzi è stato avvisato di quanto stava accadendo, non posso giudicare. Ma siamo chiari, c’è un’indagine in corso e si verificherà chi doveva fare cosa e non l’ha fatto. Da quanto ne so la magistratura ha raccolto tutto il materiale e noi come amministratori dovremo lavorare per evitare che si ripeta".
Idee poco chiare sui sistemi di allertamento, tra i sensori sui fiumi che non hanno funzionato a massimo regime e le possibili soluzioni: "In caso di un’allerta elevata d’ora in avanti sarà necessario mandare qualcuno sul posto fisicamente a controllare – aggiunge Saltamartini – Le telefonate sono state fatte al 112 (il numero unico delle emergenze, ndr.) e passate agli altri e poi? Le autorità di protezione civile sono anche i Comuni, non i sindaci, che si avvalgono di vigili urbani e del sistema di Protezione civile. Ma se non funziona la registrazione chi se ne deve occupare? Serve un sistema di messaggistica, ma lei se li immagina i telefonini invasi da messaggi ripetuti per segnalare l’allerta meteo, che sia gialla, arancione o rossa? Ogni Comune ha il suo piano di allertamento, dalla sirena agli altoparlanti, ma credo che per evitare problemi e avvisare tempestivamente le comunità la Protezione civile nazionale dovrebbe avviare un valido sistema di messaggistica. Faccio l’esempio del Comune che amministravo: se la diga del lago di Castreccioni fosse stata interessata da una frana io come avrei avvertito tutti i cittadini? C’erano 30 sirene pronte a scattare, ma forse sarebbe già tardi".
Infine sulla responsabilità degli amministratori una rivelazione: "L’allora sindaco di Senigallia, Maurizio Mangialardi, dopo l’alluvione del 2014 è stato crocefisso. Pur essendo un mio oppositore, al tempo gli ho espresso pubblicamente la mia solidarietà quando è stato incriminato. Le sembra giusto che in Italia un amministratore debba andare in galera se c’è una frana nel suo territorio? Non è questione di scaricare le responsabilità. Evento atmosferico millenario e dunque imprevedibile? Qualcuno giudicherà".