Mazzavillani Muti
Una volta erano le persone innamorate della natura a vigilar sui fiumi e a mantenerne puliti gli argini. Curavano meravigliosi orticelli, vicino all’acqua nella parte bassa degli argini. Una meraviglia! Tenevano pulito e drenato il terreno, facevano a gara tra loro a chi tenesse meglio il proprio orto! E usavano l’acqua del fiume per annaffiare le loro piante e ci tenevano che fosse pulita. Monitoravano quotidianamente lo stato del corso d’acqua. Erano davvero le prime sentinelle, costoro, e spesso abitavano nelle vicinanze del fiume stesso. E tutti godevano dello spettacolo di chilometri di terreno coltivato a ortaggi che poi venivano venduti ai vicini e molti nonni avevano il loro da fare passando l’ultima età in salute e soddisfatti per quell’impegno di cui andavano fieri ed era per loro un hobby che finiva con l’essere prezioso per tutti.
Sono arrivati i Verdi! Via gli orti! Restituite la natura agli animali! Avanti con le pantegane, le volpi, gli istrici, le nutrie che traforano gli argini come fanno i castori… E canne invasive, erbacce, rovi, spazzatura nascosta tra i cespugli e tanto altro e sotto i ponti, tra i pilastri che li sostengono, montagne di cannicci, plastica, acqua stagnante perché non riesce a scorrere, puzzolente, invasa da zanzare, vespe, topi, animali annegati… e al primo temporale…
Ah già! Dimenticavo… È cambiato il clima !!! Che bella scusa per tutti i sindaci e i governatori regionali. Le sentinelle, ora, dovrebbero essere loro! La mattina dell’alluvione, lungo la strada per Forlì che corre a fianco gli argini del fiume Ronco, si sono visti grossi camion, armati di enormi gru che cercavano di liberare le campate dei ponti, intasate da tutto ciò che da mesi avevamo notato… I soliti cannicci, tronchi, rovi eccetera. Col fiume in piena, sul ponte che poteva crollare da un momento all’altro, un peso di quel genere poteva costituire un pericolo enorme per gli operatori chiamati sul posto all’ultimo momento. Dopo quattro mesi di caldo e siccità ci siamo ridotti a intervenire quando la piena toccava il colmo dell’argine!! Il colmo del colmo!!
È successo quello che temevamo. Alla prima pioggia, tutto ciò che era stato tagliato e mai raccolto si è riversato nel fiume!! Semplice! Lo capisce anche un bambino! Adesso aspettiamoci lo smottamento degli argini. Ho visto con i miei occhi, dopo i disastri dello scorso anno, le ruspe strappare di brutto grossi alberi, con tutte le loro radici lungo tutto il percorso degli argini del Ronco, quelli bassi vicino all’acqua e quelli alti sotto gli stradelli! Lasciando buche larghe e franose già in periodo di siccità. Questi argini così feriti e maltrattati, facevano capire che, col primo acquazzone, sarebbero irrimediabilmente franati giù nell’acqua stessa, insieme, appunto, al legname depositato e mai raccolto!!
Andando spesso da Ravenna a Coccolia, ho avuto modo di monitorare ogni accadimento!! Che disastro annunciato il modo in cui ci si è curati del pre e post emergenza!! Che strazio vedere la stessa gente e per la stessa ragione, di nuovo con i piedi nel fango e la propria casa inagibile e i danni da riparare e ripagare! Incuria e superficialità: queste sono le ragioni di tanto strazio. Molto più che per colpa dei primi temporali d’autunno che, avendo oltre 80 anni, ho sempre visto! A chi tocca prendersi cura del bene della cittadinanza? A chi tocca dare risposte esaurienti al momento giusto e nel modo giusto? La nostra gente di Romagna questa volta non canta più Romagna Mia, non ha più voglia di sorridere al "Tin Bota" della Von der Leyen!! Rimboccarsi le maniche sempre!! Ma sentirsi presi in giro mai!!