LUCIA GENTILI
Cosa Fare

Storie di briganti e di fantasmi al Castello della Rancia di Tolentino (Macerata)

Castello della Rancia (Tolentino)

Castello della Rancia (Tolentino)

C’era una volta una brigantessa, chiamata La Mazzarantana, che agiva in coppia col suo compagno, Lu Ragnu. I due per lunghi anni batterono le campagne della zona, aggredendo e derubando chiunque incontrassero. La loro storia tuttavia ebbe un finale tragico ed efferato: si narra infatti che una notte avessero trovato riparo per dormire nel forno di un contadino, il quale, stanco dei loro soprusi, senza farsi vedere li chiuse dentro e lo accese, uccidendoli in modo atroce. Questo fatto avvenne nei pressi del Castello della Rancia, dove sembra che ancora oggi le due anime in pena si aggirino senza pace. Questo edificio di forma quadrangolare, composto da una cinta merlata rafforzata da tre torri angolari, è uno dei simboli della città di Tolentino (Macerata). Un’altra leggenda narra che Rodolfo II murò sua moglie ancora viva all’interno del castello. Probabilmente il termine “Rancia” è una corruzione della parola “grancia”, ovvero “granaio”, dal francese grange, mutuato dal latino granica, nome che i Camaldolesi e altri ordini monastici danno alle loro fattorie fortificate. Costruito come fattoria fortificata nella metà dell’XI secolo, nella contrada Rancia, sulla pianura situata alla sinistra del fiume Chienti, il maniero era inizialmente una sorta di casa-torre con strutture autonome per la difesa delle derrate agricole.
Il maniero viene ampliato e adattato nel XIV secolo (1352-1355) per volontà di Rodolfo II da Varano, senza perdere la sua funzione originaria, e utilizzato come dimora signorile.

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