Peppe Bellusci, "a cuore aperto", a quasi due mesi dall’arrivo a Recanati, nella sua prima esperienza in una compagine non professionistica. Bellusci, due mesi pieni zeppi di eventi, non tutti positivi ma possiamo azzardare e dire che la squadra è uscita dal momentaccio?
"Il periodo più buio è stato quello iniziale con le sei sconfitte di fila, compresa la Coppa Italia che ci hanno condizionato. Credo che ora, al di là dei risultati, la squadra abbia un’identità, la consapevolezza dei propri mezzi e questo è frutto di un lavoro su di noi che dobbiamo proseguire con lo stesso impegno".
Non si può non notare ed apprezzare una solidità ed una compattezza diversa rispetto al recente passato.
"Credo che prima ci fosse poco equilibrio: se non erro, nelle precedenti 25-26 gare, la squadra aveva pareggiato una sola volta (a Pineto nel sabato prepasquale 2024 ndr) e questo era un segnale che la squadra fosse un po’ in balia degli eventi. Ora cerchiamo di non farci trasportare dall’inerzia degli episodi e mi pare significativo il fatto che in trasferta non subiamo reti da fine ottobre".
Lei ha sempre frequentato ambienti sovraccarichi di passione, da Palermo a Catania, da Ascoli a Leeds. Come si trova a Recanati dove si cerca sempre di tenere ogni esasperazione alla larga?
"Nel frattempo sono cambiato anch’io. Prima badavo molto a me stesso, ora cerco di trasferire le mie esperienze agli altri, soprattutto ai più giovani, visto che ne abbiamo tanti. In questo senso la scelta della Recanatese è stata giusta perché hai delle condizioni ottimali per questo percorso".
Ormai di compagini in questo girone ne ha viste parecchie: potenzialmente quale potrebbe essere la vostra collocazione giusta?
"Al momento dobbiamo ancora tirarci fuori dai guai e dico che la salvezza deve essere la nostra priorità. È altrettanto vero però che la squadra sta bene, sia a livello fisico che mentale e con la rosa al completo, con il recupero del Capitano, penso che, nel girone di ritorno, potremo divertirci".
Quanto ha vacillato la vostra resilienza con la sequenza di infortuni a catena che vi hanno davvero tartassato?
"Il problema principale è che ci sono venuti a mancare, nel contesto di una rosa giovane, molti punti cardine. La squadra però ha reagito bene ed anche la Società ha avuto sempre grande equilibrio. Passare poi attraverso difficoltà atroci, di questo tipo, alla lunga, fortifica".
Pensa che questa esperienza possa anche proseguire più a lungo termine?
"Non lo so, nel senso che non mi sono posto obiettivi di questo tipo. Ora mi preme ricambiare l’affetto che sto ricevendo dallo spogliatoio, dal Direttore e dall’ambiente. Sono venuto con un entusiasmo ed una propositività che voglio coltivare giorno dopo giorno e la cosa qui mi riesce facile. Penso esclusivamente a dare il mio contributo con grinta e determinazione".
Quella che d’altronde ha sempre avuto, in quasi 20 anni di carriera.
Andrea Verdolini
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