LORENZO FAVA
Economia

Superbonus a Macerata, odissea per i crediti: “Si rischia uno stop dei cantieri”

Allarme delle associazioni di categoria: le banche chiudono i rubinetti, le imprese sono in difficoltà

Nella foto: Salvucci, Passeri, Giglietti, Bracchetti, Crucianelli e Lanciani

Macerata, 27 giugno 2024 – «Pensavamo di contare sulla disponibilità delle banche a cedere i crediti di imposta da Superbonus. Ora si rischia che i cantieri si fermino, le imprese sono comprensibilmente preoccupate".

Le associazioni di categoria e gli ordini professionali, a proposito della ricostruzione post sisma, chiedono interventi urgenti per scongiurare il rischio di problematiche economiche a cascata di cui a fare le spese sarebbero imprese e committenti. Giovanni Salvucci, per Confartigianato, ha specificato: "Il problema è che non c’è facilità nell’acquisto dei crediti di imposta. Sui contratti conclusi, in cui l’impresa aveva assunto l’impegno ad acquistarli, visti i numerosi annuvolamenti normativi, le banche non comprano i crediti".

Si rischia, oltre ai mancati recuperi delle liquidità da parte delle imprese, che i termini per i lavori scadano e che i committenti si trovino accolli insostenibili. Salvucci prosegue: "La soluzione può avvenire riducendo i costi dei progetti, o tramite contributi annuali oppure facendo in modo che il sistema bancario venga incontro alle esigenze". "Per ricostruire servono certezze, servono contributi adeguati, a percentuale – dice Paola Passeri, dell’Ordine dei geometri –, vediamo la difficoltà di committenti e imprese".

Simone Giletti, di Cna, spiega: "C’è lavoro ma non ci sono certezze. Con la legge sui crediti, le banche chiudono i rubinetti, si rischia uno stop dei cantieri". David Brachetti, dell’Ordine degli ingegneri, aggiunge: "Serve una transizione dolce dal sismabonus ad un sistema diverso. Presentare progetti con regole instabili è complesso".

"Cosa succederà alla fine del 2025 – si chiede Enrico Crucianelli, dell’associazione nazionale costruttori edili ed architetto –? Le opere di ricostruzione pesante possono durare più di 4 anni. La norma attuale fa rischiare sia le imprese che i committenti. Chi presenta progetti che durano più anni, o che verranno presentati più in là nel tempo, devono avere contezza di quanto dei 230 milioni plafonati dal governo per il 2024 è utilizzabile".

Le preoccupazioni sono condivise da Vittorio Lanciani, presidente degli architetti, secondo il quale "c’è un problema etico per quanto riguarda i fondi pubblici. Non si possono fare progetti in funzione dei contributi. Chiediamo di risolvere i problemi del credito di imposta, serve un contributo". L’appello è quindi di introdurre correttivi per non affossare uno dei settori più importanti per il territorio.