FRANCO VEROLI
Economia

La geografia della ricchezza, il maceratese traina la regione: incremento più alto sul 2023

L’anno scorso le Marche hanno prodotto 44 miliardi con una crescita del 5,79% rispetto al 2022. Una cifra al di sotto della media italiana. I dati sono elaborati da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne

L’incremento maggiore nelle province centro meridionali, in testa Macerata

L’incremento maggiore nelle province centro meridionali, in testa Macerata

Macerata, 4 dicembre 2024 – Nel 2023 le Marche hanno prodotto una ricchezza pari a 44,5 miliardi, con una crescita del 5,79% rispetto al 2022, al di sotto della media italiana (+ 6,55%), tanto che la nostra regione è al 16esimo posto su 20. A tanto ammonta il valore aggiunto quale risulta dall’indagine del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale, che si traduce in una sorta di “geografia della ricchezza”. In quest’ambito, l’incremento maggiore si registra nelle province centro meridionali rispetto a quelle settentrionali: in testa Macerata, con il +6,47%, seguita da Ascoli Piceno (+6,11%), Fermo (+ 6,10%), Ancona (+5,53%) e Pesaro – Urbino (+5,29%).

Ma sono sempre le due province del nord quelle che registrano il maggior valore aggiunto: quelle di Ancona con 15 miliardi di euro e Pesaro – Urbino con 10,6 miliardi di euro, per un totale di 25,6 miliardi, producono il 57,5% della ricchezza regionale; Macerata con 8,9 miliardi, Ascoli Piceno con 5,7 miliardi e Fermo con 4,7 miliardi, per un totale di 18,9 miliardi, valgono il 42,47%.

Stessa situazione se si prende in esame la ricchezza pro capite (il rapporto fra il valore aggiunto realizzato in un anno e la popolazione residente media del medesimo anno): in provincia di Ancona è di 32.560 euro, in quella di Pesaro – Urbino di 30.384 euro, in quella di Macerata di 29.308 euro (1.801 euro in più sul 2022), in quella di Ascoli di 28.525 euro e in quella di Fermo di 25.398 euro. Vale la pena evidenziare che solo Ancona presenta un valore superiore, sia pure di poco, alla media nazionale, che è di 32.377 euro; tutte le altre province registrano numeri inferiori.

Nel medio lungo periodo, dal 2003 al 2023, nella classifica generale la provincia di Macerata guadagna undici posizioni, passando dalla 64esima alla 53esima posizione, preceduta però da quelle di Ancona al 37esimo posto, che ne guadagna otto (era al 45esimo) e di Pesaro – Urbino al 48esimo, che scala otto gradini (era al 56esimo).

Marciano a passo di gambero, invece, le province di Fermo e Ascoli: la prima scivola dal 51esimo al 71esimo posto; la seconda va indietro di sette posizioni, dal 50esimo al 57esimo posto. “Colpiscono la perdita di “smalto” di Fermo e Prato – si legge nell’indagine - prima e seconda provincia italiana per incidenza degli addetti del tessile-abbigliamento-cuoio-calzature, che arretrano rispettivamente di 21 posizioni e 20 posizioni, a conferma delle difficoltà dei sistemi produttivi fortemente incentrati sul settore”. Nelle Marche emerge un dualismo territoriale che vede la parte centrosettentrionale messa decisamente meglio di quella meridionale.

“I dati mostrano una complessiva tenuta del sistema Italia, ma cogliamo l’eterogeneità con la quale si sta affermando lo sviluppo all’interno delle diverse aree territoriali”, afferma Andrea Prete, presidente di Unioncamere.

“Il Mezzogiorno – aggiunge - presenta importanti segnali di vitalità, anche se dinanzi a province che registrano andamenti anche superiori alla media nazionale ce ne sono altre che faticano a mantenere il passo, facendo emergere quasi un Nord e un Sud all’interno dello stesso Meridione. Questa diversità riguarda anche il Settentrione, tradizionalmente motore di sviluppo, che sta mostrando nel tempo un aumento delle disuguaglianze di crescita soprattutto al Nord ovest. Per questo è fondamentale mettere a punto politiche di sviluppo che consentano una progressione più estesa ed equilibrata dei diversi territori”.