FRANCO VEROLI
Economia

A caccia di personale. La carenza di lavoratori costa alle aziende 66 milioni all’anno

Il report di Confartigianato Imprese fotografa la situazione in provincia di Macerata. Le ricerche vanno avanti anche fino a sei mesi. Incremento salariale e orari flessibili sono i due interventi su cui si punta di più

Secondo Confartigianato è necessario potenziare la formazione

Secondo Confartigianato è necessario potenziare la formazione

Macerata, 5 giugno 2024 – Nella provincia di Macerata la difficoltà da parte delle aziende di trovare i lavoratori di cui hanno bisogno (ricerche che durano oltre sei mesi) vale 66 milioni di euro prodotti in meno l’anno. È quanto emerge da un report dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese che, se da una parte sottolinea l’aumento dell’occupazione, dall’altra rileva come si intensifichi il “mismatch” (la mancata corrispondenza) tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto se qualificato, con evidenti danni economici per il tessuto produttivo.

“Nelle Marche – evidenzia Confartigianato – nel 2023 sono state 68.290 le risorse difficili da reperire, cioè il 48,6% del totale, in pratica uno su due, al di sopra della media nazionale. Il costo del mismatch connesso a lunghi tempi di ricerca dei lavoratori per le micro e piccole imprese italiane è di 13,2 miliardi di euro, pari allo 0,81% del valore aggiunto. Nelle nostre tre province di riferimento l’incidenza è più elevata della media nazionale: Ascoli Piceno, 0,85% del valore aggiunto provinciale e 42 milioni di euro di valore aggiunto prodotto in meno a causa di ricerche durate oltre 6 mesi; Fermo, 0,88% del valore aggiunto e 33 milioni di valore prodotto in meno; Macerata, 0,85% del valore aggiunto e 66 milioni di euro di valore prodotto in meno”.

A fronte della difficoltà di reperire manodopera le imprese stanno facendo il possibile per affrontare il problema. Se si effettua una classificazione delle pratiche maggiormente adottate dalle imprese (con dieci addetti o più) per trattenere e/o attrarre le persone, la provincia di Macerata è quella maggiormente attiva, visto che il 67% adotta almeno una pratica (57,9% in provincia di Ascoli Piceno e il 53% in provincia di Fermo).

Tra i tre interventi più attivati il 33,9% punta sulla possibilità di incremento salariale, il 27,1% su flessibilità negli orari e il 20,6% su gradi crescenti di autonomia sul lavoro in relazione a specifiche competenze o mansioni. “Come abbiamo con rammarico sottolineato più volte, è sempre difficile per le nostre imprese trovare personale qualificato in molti settori e, nonostante la crescita generale dell’occupazione, il mismatch nel reperimento di alcune professioni ha dei costi non indifferenti per tutto il sistema”, commenta Enzo Mengoni, presidente territoriale Confartigianato Imprese Macerata - Ascoli Piceno - Fermo.

“Questo fattore – prosegue – incide in maniera negativa sulla competitività delle nostre aziende, bloccando la spinta degli investimenti. Anche per questo motivo notiamo come gli imprenditori si stiano orientando nel trattenere le risorse strategiche, adottando più pratiche che sicuramente migliorano la qualità del lavoro dei dipendenti”.

“È chiaro, però, che tutto questo non basta – conclude il presidente –. Come abbiamo evidenziato di recente l’occupazione under 35 è in crescita nel rapporto 2023/pre-covid nell’Ascolano (+1,8%) e Maceratese (+0,8%), meno nel Fermano (-6,7% ma in lieve ripresa se paragonato al 2022, con un -1,3%). Quello che in generale dobbiamo potenziare è la formazione, affinché si riduca il divario che si crea nel marcato del lavoro tra domanda e offerta. A questo scopo abbiamo elaborato un progetto che presenteremo nei prossimi giorni”.